La rivoluzione Friedkin inizia a prendere forma. Altro che Everton, nella mente della proprietà americana c’è l’immediato rilancio della Roma.
La sconfitta contro il Como ha interrotto sul nascere il rilancio della Roma di Claudio Ranieri. Tralasciando alcune discutibili decisioni del direttore di gara, per oltre un tempo la formazione giallorossa non c’è stata in campo.
E’ partita da lì l’analisi del tecnico romano. La zona retrocessione è a soli 2 punti e da lì occorre uscire al più presto. La Roma ha ben altre ambizioni e non conosce la parte bassa della classifica, per storia e prestigio. Proprio per questo occorre allontanarla il prima possibile poiché i giocatori della rosa giallorossa non sono abituati a lottare per simili ‘traguardi’. Gennaio, con la sessione invernale di mercato, può fornire qualche aggiustamento in corsa alla rosa guidata da Claudio Ranieri. La proprietà americana risponde: presente.
La rivoluzione Friedkin parte da Casa Milan
La Premier League, la città di Liverpool, l’Everton sono lontani dalla mente di Dan Friedkin e della sua famiglia.
La Roma ha lanciato l’ennesimo SOS e la proprietà non si è tirata indietro. Esattamente come avvenuto in estate quando non ha esitato a mettere sul tavolo del mercato 100 milioni di euro. La Roma cerca rinforzi e a gennaio potrebbe sedersi al tavolo insieme ad un’altra delusa del campionato: il Milan. Anche la formazione guidata dal tecnico portoghese Paulo Fonseca cerca di sistemare ciò che può essere corretto in piena corsa. E nel frattempo sembra avviata a prossima conclusione l’avventura in rossonero del centrocampista inglese, classe 1996, Ruben Ira Loftus-Cheek. Dopo l’ottima stagione passata il centrocampista inglese è ora scivolato nelle retrovie nella gerarchia cara a Fonseca. La Roma ci pensa e valuta uno scambio che porti Bryan Cristante o Lorenzo Pellegrini a Milano da Fonseca con Ruben Loftus-Cheek che imboccherebbe l’autostrada in senso inverso: destinazione Roma. Un copia-incolla del positivo scambio, per entrambe, Alexis Saelemaekers–Tammy Abraham.
Uno scambio tira l’altro.