Da Ranieri al problema Dybala, annuncio senza mezzi termini in diretta. “A lui sta anche bene questa situazione”. Le sue parole.
Intervenuto ai microfoni del canale Twitch di Asromalive.it, il campione olimpionico di Taekwondo, Simone Alessio, calabrese ma grande tifoso della Roma, ha toccato tutta una serie di aspetti relativi al mondo giallorosso. “Sono appassionato anche del tifo un po’ignorante: alla Roma serviva che la curva non uscisse al trentesimo”. Paulo Dybala (Lapresse) – asromalive.it
“Con Juric mancava quell’atmosfera in cui i tifosi cantavano anche sotto di 0-3. Ranieri può avvicinare di nuovo la curva alla squadra. Adesso sarà durissima in queste tre partite, secondo me non possiamo chiedere risultati ora. I giocatori sono forti e Ranieri è un grande allenatore. Io amavo Mourinho”.
“Vedrei benissimo Mancini nel mio sport, serve saper prendere i colpi e reagire, senza essere sottomesso dall’avversario. Molti giocatori fanno la voce grossa ma poi finisce lì. Dovbyk mi piace tanto, prendo qualche spunto da lui per quando gioco a calciotto. Se ci fosse Haaland alla Roma, ci sarebbe il panico, a detta di alcuni miei amici. Per me anche Dovbyk può fare il panico, con un gioco maggiormente incentrato su di lui può tornare quello dello scorso anno. Non protegge la palla come Lukaku, ma ha qualcosa in più, pur non riuscendo ancora a farlo. Dovbyk è tanto tranquillo per uno sport come il mio, ma lo capisco: per essere attaccante è necessario mantenere la calma, sei sempre circondato da difensori. La sua tranquillità sarebbe leggermente sbagliata nel mio sport, ma nel calcio è importante per il suo ruolo.
“Io ho chiesto solo la foto a Ibrahimovic e a De Rossi: questo la dice lunga su come abbia sofferto il suo esonero. Molti lo etichettavano come inesperto prima del Genoa, ma poi adesso molti lo cercano. Avrei preferito sprofondare con lui, per poi fare un secondo anno migliore. De Rossi rappresenta appieno la Roma“.
Da Ranieri ai dolorini di Dybala, Simone Alessio non si nasconde
Sulla proprietà americana e la gestione Friedkin: “Non sono stato d’accordo su tanti pensieri che ho sentito allo stadio su di lui, in tribuna. Non mi capacito del fatto che le proprietà americane spendano tanti soldi e poi non vengono a Roma. Perché fare una guerra su un tuo investimento? Che non ne capisci di calcio e della cultura è tangibile e triste, ma anche a livello di business, perché operare in questo modo? “.
Sulle condizioni di Dybala: “Bisogna considerarlo un talento e non una macchina. Nel nostro sport, chi ha il talento fa l’errore di lavorare poco, mentre chi non ha talento, lavora sempre al massimo e mette in secondo piano il dolore e le sofferenze, altrimenti rischia di perdere tempo dietro i dolori“.
“Un talento da noi si può fermare per qualche settimana. Mentalmente, il recupero di due settimane ha lo stesso risultato di due tre giorni per una macchina. Io mi reputo un talento che ha sofferto tanto il lavorare poco: ogni volta che ho un dolore, capisco che se mi fermassi, sarebbe peggio. Nel nostro sport è mentalmente diversa questa questione ed è tutto focalizzato sulle conseguenze di un eventuale stop. I giocatori, invece, ragionano nell’ottica di saltare una gara per poi rientrare alla prossima. Hanno una mentalità più ‘conservatrice’ da questo punto di vista“.
“Il problema principale di Dybala è che sia stato spesso definito rotto: lui sarà sempre l’eterno Neymar e a lui va anche bene questa cosa. Non è uno di quelli che giocherebbe anche con una gamba rotta, come fa invece Mancini. Risulta difficile lavorare con qualcuno che ha talento, è molto difficile cambiare questa tipologia di mentalità: o parte da lui oppure rimane un atteggiamento volto a sottovalutare la situazione”.
“Tutti quelli che dicono che Dybala sia un bravo ragazzo dico che che può essere vero: è un fenomeno come giocatore, ma personalmente penso manchi un po’ da questo punto di vista. Per esperienza, tendo a fidarmi poco dei responsi e dei giudizi sui calciatori e sugli sportivi”.