Emergono novità di rilievo in merito alla controversa situazione di Ivan Juric sulla panchina dell’AS Roma
Il momento è delicato… La tifoseria innervosita e rassegnata… Le opzioni all’orizzonte sono ovviamente due per i vertici capitolini: da una parte scegliere di riporre in Ivan Juric altra fiducia nonostante la debacle fiorentina, dall’altra quella di ufficializzare il secondo esonero nel giro di qualche settimana (e il terzo nel giro di qualche mese), per richiamare con scuse annesse il comandante di Ostia o per iniziare a pagare il terzo stipendio simultaneo chiamando un nuovo tecnico.
A giudicare dal sentore popolare che emerge dai vicoli della città eterna, la sensazione è che il popolo giallorosso abbia tra i desideri più impellenti quello di rivedere DDR nell’area tecnica giallorossa, tuttavia, il calendario serrato e il timore di prendere un’altra decisione impulsiva, potrebbe rendere più complesso questo processo (sempre che i Friedkin stiano realmente valutando l’idea di richiamare De Rossi). Nelle scorse ore è giunto un importante aggiornamento relativo agli spostamenti dei proprietari statunitensi.
I Friedkin non passano per Roma: Juric è salvo (per ora)
La dolce rivoluzione che la proprietà Friedkin avrebbe desiderato quest’estate per l’Associazione Sportiva Roma sembrerebbe essere divenuta una guerra civile, in cui anarchia e malcontento dominando senza freni.
Gli ingenti investimenti compiuti dagli statunitensi non hanno fruttato e, in seguito alla cocente umiliazione rimediata contro gli uomini di Palladino, in molti si aspettano un nuovo terremoto sulla panchina giallorossa.
Secondo quanto riportato da Il Romanista, Dan e Ryan Friedkin non avrebbero in programma una tappa romana nella propria agenda, il che farebbe facilmente intendere che, almeno per ora, la posizione di Ivan Juric sia ancora salva.
I prossimi due appuntamenti con Torino e Verona potrebbero tuttavia convincere definitivamente i Friedkin ad atterrare nella città eterna per comunicare di persona il nuovo cambio di allenatore (la proprietà statunitense ha sempre comunicato di persona le proprie decisioni).