Dovbyk, Soulé e un caso Dybala non ancora dimenticato: a fine calciomercato della Roma, ecco il voto all’operato di Ghisolfi e colleghi.
Poche idee, ma confuse, recitava un vecchio adagio che rispecchia il calciomercato della Roma solo parzialmente. Eh già, perché di idee la dirigenza e la proprietà giallorosse ne hanno avute sin troppe, valicando in alcune occasioni l’uscio dell’incoerenza. L’ultima giornata di mercato ha toccato i registri del teatro dell’assurdo, in cui il difensore centrale ha vestito i panni di un Godot atteso invano.
Passi per Kevin Danso che, viceversa, non ha passato le visite mediche, ma non per la gestione di Tiago Djalò, fatto venire a Roma per le visite mediche e tenuto un’intera giornata in bella vista in un hotel, nonostante fosse noto sin da subito che non era un profilo gradito a Daniele De Rossi.
Accontentato con gli arrivi di Matias Soulé, Artem Dovbyk e Manu Koné (troppo tardi in questo caso), l’allenatore giallorosso è stato fagocitato nel grottesco cado Dybala, salvo poi alzare la voce quando si è palesata la necessità di ristabilire i ruoli e di non scendere a compromessi sulla gestione del minutaggio de La Joya.
L’esigenza di reperire un terzino destro titolare e di livello è stata invece disattesa dalla società che ha deciso di puntare sullo sconosciuto Saud, invece di regalare all’ex capitano romanista un elemento che fosse in grado di farlo optare per la difesa quattro senza troppi patemi d’animo. Anche la richiesta di un difensore centrale veloce non è stata assecondata, al punto che la Roma dovrà attingere ora al mercato degli svincolati, con Mario Hermoso e Mats Hummels che non sono certo due fulmini di guerra.
Nel complesso, dunque, ci sentiamo di dissentire da chi utilizzerà i quasi 120 milioni spesi per giustificare voti alti in pagella al mercato della Roma. Questo semmai rappresenta per noi una diminutio visto che, nonostante le cifre spese, la rosa risulta ancora incompleta e, soprattutto, non pienamente rispondente alle esigenze dell’allenatore. Il mercato in uscita, poi, è stato a dir poco deludente e per questo il nostro voto all’operato di Ghisolfi non può andare oltre al 5.
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