Penalizzazione Juve, dalla dirigenza bianconera si leva un allarme ufficiale in queste ore roventi di calciomercato estivo. Ecco le parole del manager bianconero: “Non è più sostenibile”.
Si alza un allarme ufficiale in casa Juve in merito alla penalizzazione subita dal club bianconero. Uno dei manager della società piemontese è uscito allo scoperto in queste ore, dove i fari sono tutti puntati sulle manovre di Cristiano Giuntoli. Tra cessioni e nuovi rinforzi continua la rivoluzione estiva per la squadra guidata da Thiago Motta, protagonista assoluta fin qui delle trattative estive. I bianconeri stanno per definire la cessione di Matias Soulé con la Roma, al pari dell’addio all’ex giallorosso Dean Huijsen, destinazione Premier League.
Negli ultimi mesi va avanti una vera e propria rivoluzione in casa Juve, certificata anche dall’addio a Massimiliano Allegri dopo la vittoria della Coppa Italia. Il tecnico toscano è stato rimpiazzato da Thiago Motta in panchina, reduce dalla cavalcata che ha riportato a sorpresa il Bologna in Champions League. In queste settimane i bianconeri sono attivissimi sul calciomercato, sia in entrata che in uscita. Mentre le cessioni dei giovani Soulé ed Huijsen sono arrivate al punto di svolta, arrivano le parole del responsabile dell’area sportiva bianconera, Francesco Calvo.
Penalizzazione Juve, Calvo alza la voce: “Il calcio italiano non è sostenibile”
Il dirigente bianconero, intervistato da Forbes, ha toccato tanti temi caldi in casa Juve: “Sono stati due anni molto complicati, in cui abbiamo registrato, per i dieci punti di penalizzazione, perdite tangibili, circa 115 milioni di euro, e intangibili, come quelle legate al brand e alla sua appetibilità sul mercato.”
Sul mancato accordo per il nuovo main sponsor, dopo la scadenza del contratto con Jeep, il dirigente dichiara: “Siamo stati penalizzati perché non abbiamo avuto modo di programmare, ma le sensazioni sono positive: abbiamo diverse trattative in fase avanzata.” In seguito Calvo alza la voce anche sul tema dei diritti TV: “Necessità di rivedere i format di tutti i campionati professionistici, perché così il sistema calcio italiano non è economicamente sostenibile.”