La prime parole dopo l’addio alla Roma con annessa frecciatina al club ritenuto molto esigente: “Non favorisce la stabilità”
L’avventura a Roma di Tiago Pinto ha vissuto alti e bassi. Al portoghese va riconosciuta l’attenuante di aver sempre dovuto lavorare con risorse economiche limitate, ma soprattutto con i bilanci da sistemare a fronte dei paletti imposti dalla UEFA in termini di fairplay finanziario.
Nonostante questo però vanno anche segnalati molti colpi sbagliati, tra i quali senza dubbio figura l’acquisto di Shomurodov dal Genoa per circa 18 milioni di euro, una cifra che sarebbe potuta essere investita in altri reparti dove la squadra mostrava più carenza di qualità.
Di recente l’ex manager giallorosso ha rilasciato un’intervista in cui ha ripercorso il suo periodo nella capitale, parlando anche di Mourinho, Fonseca e del suo addio, ecco le sue parole.
Tiago Pinto è stato uno dei manager più chiacchierati nella storia recente della Roma. Il suo lavoro nella capitale secondo molti è stato di livello, secondo altri meno, ma comunque gli vanno riconosciute tutte le difficoltà che ha una piazza esigente come Roma. Proprio riguardo i giallorossi l’ex manager del Benfica è tornato a parlare in una recente intervista rilasciata a Canal 11, ecco le sue parole:
“Alla Roma ho lavorato con Paulo Fonseca e José Mourinho per tre anni e un mese. Sono state occasioni di crescita, di sviluppo personale e professionale. Sono stati tre anni e un mese molto impegnativi per me, in cui sono cresciuto molto. Ho commesso molti errori e ho fatto molte cose giuste. Ferito dall’ultima esperienza? Per me la vita passa in fretta, devo concentrarmi su ciò che controllo e sul mio modo di essere. E nessuno potrà mai cambiarlo”.
Sulla sua esperienza nella capitale: “Se si guarda agli ultimi 15 o 20 anni, a Roma solo un direttore sportivo è rimasto più a lungo di me. È un club esigente che non favorisce la stabilità dei dirigenti e degli allenatori. Sono molto grato per l’opportunità che ho avuto, credo che abbiamo fatto un buon lavoro, ma sapevo che il mio futuro sarebbe stato in altri club e campionati. In questo senso, mi sentivo davvero esausto. La Roma aveva bisogno di qualcuno con la stessa energia e motivazione che avevo quando sono arrivato. Ho sentito che era arrivato il momento di andarmene“.
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