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La Roma di Daniele De Rossi è giunta a Brighton e l’allenatore giallorosso ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di Europa League

Era difficile da pronosticare, ma Daniele De Rossi giunge alla conferenza stampa pre Brighton-Roma – partita di ritorno degli ottavi di finale di Europa League – innegabilmente più sollevato e sereno rispetto a Roberto De Zerbi, reduce da una severissima sconfitta per quattro a zero a favore proprio dell’amico e collega ex capitano della Roma. Ma ricordiamoci che la palla è tonda e il calcio è imprevedibile (d’altronde lo amiamo per questo) e, dunque, mister DDR è chiamato all’ennesima prova del nove, in cui viene richiesta professionalità e rispetto per i propri avversari, nonostante la gara d’andata fornisca un vento a favore piuttosto poderoso.

Conferenza stampa Daniele De Rossi – Asromalive.it

E’ con queste premesse che DDR si siede in conferenza con accanto Edoardo Bove, pronto a rispondere alle domande della stampa specializzata. Dopo il pareggio con la Fiorentina di Vincenzo Italiano, i giallorossi si ritrovano a due punti dal quarto posto, occupato dal Bologna di Thiago Motta, ma anche ad un solo punto dall’Atalanta di mister Gasperini, pronta ad approfittare del primo passo falso di DDR, che i bergamaschi sperano possa arrivare già a partire da domenica contro il Sassuolo.

Ma domani è necessario tornare con la testa all’Europa League, per assicurarsi il passaggio di turno. Il generoso vantaggio accumulato nella gara di andata, tuttavia, potrebbe permettere a De Rossi un approccio più conservativo, soprattutto in termini di “titolarissimi” impiegati dal primo all’ultimo minuto, da preservare proprio in ottica campionato.

Le parole di De Rossi

Si parte dall’approccio che adotterà DDR, alla luce del generoso vantaggio accumulato: “La gestione per un calciatore e un allenatore è il pane. Gestire i momenti o i risultati, il proprio corpo, tutto. Sbagliamo se diamo un’accezione negativa alla parola gestione, non è chiudersi in area. Vuol dire riconoscere le fasi della partita, le proprie condizioni e quelle dell’avversario. Lo abbiamo fatto benissimo all’andata, quando siamo stati più coperti e gli abbiamo fatto male in contropiede. Viene dopo un percorso di crescita tra me e i giocatori o tra i giocatori stessi. Io magari gestisco i cambi, loro il pallone e ogni pallone è una storia a sé“.

Impossibile non affrontare il tema Lukaku-Dybala, il primo rimasto nella capitale, il secondo uscito affaticato durante l’ultima partita con la Fiorentina: “Non siamo alla fine dell’opera, siamo a metà strada. Paulo sta bene e sta con noi. Romelu ha un problema all’anca che si porta dietro da mesi, direi quasi anni e quando spunta fuori lo deve gestire con un po’ di riposo. Non so quanto ma gli serve riposo. Qualsiasi formazione schieriamo, ce lo impone il nostro lavoro, dobbiamo fare una grande partita. A maggior ragione che non ci sarà qualche calciatore che gioca sempre, chi entra deve fare una grande partita. Bisogna cambiare quest’idea che senza Dybala e Lukaku non si possa giocare a calcio. Dybala non so ancora se giocherà, ma in ogni caso si può fare bene“.

Sul rischio rimonta: “In ogni partita corro il rischio di prendere troppi gol. Anche il Brighton non pensava di prenderne quattro. Non serve andare lontano per prepararci, all’andata abbiamo iniziato benissimo, poi loro però hanno preso un palo. Un gol sfortunato dopo sei minuti può cambiare tutto. Se succede devi continuare a giocare da squadra vera. Il Brighton all’andata ha avuto tante occasioni, come noi. Dobbiamo pensare che se dovessimo fare due gol come la nostra media dovremmo subirne sei, sarebbe tanta roba per il Brighton. Seguire la media, magari 2-0 al primo tempo, chiuderebbe tutto. Il risultato ti ronza in testa, un minimo di rilassatezza ci può essere, come loro hanno l’ansia del cronometro. Il calcio è così, ci portiamo tutti dentro l’aspetto umano e passionale e fa parte della partita“.

Mancini (LaPresse) – Asromalive.it

De Rossi riceve poi complimenti sulla parabola ascendente generata nella piazza romana e commenta: “Fisiologicamente le grandi squadre come la Roma hanno momenti di calo e poi si ritirano su. A prescindere dall’allenatore, perché fisicamente hanno giocatori spesso e volentieri più forti degli avversari e le partite le vinci. Sono contento del percorso che stiamo facendo insieme, nei migliori auspici c’era questa partenza come risultati e feeling che si è creato, umano e calcistico. Mi sembra che loro credano davvero in quello che gli trasmetto. Sono soddisfatto, vedo cose che mi piacciono sempre di più, poi ci sono gli intoppi ma ci sta. Fare un bel risultato domani e domenica sarebbe la migliore partenza che potessi sognare“.

De Zerbi stupirà tutti per tentare la rimonta storica? De Rossi si aspetta di tutto: “Mi aspetto che Roberto ci stupisca come ha sempre fatto dal punto di vista delle scelte. Se guardiamo i risultati di tanto tempo fa bisogna dire che hanno perso due o tre giocatori molto importanti, soprattutto sulla trequarti. Ma a Roma ho visto una squadra competitiva che può segnare a tutti. Ci stiamo preparando per fare gol e non concederne. Non so quanto cambieranno, lui è un genio ma non penso che cambi modulo o altro. Non penso che si snatureranno, sono portati sempre a fare gol, anche a Roma. Quando hai questa mentalità rischi di farne come di prenderne. Come occasioni è stata una partita molto bella all’Olimpico, noi siamo stati più bravi a sfruttare le occasioni. Sarà una partita divertente, speriamo non troppo. Anche uno 0-0 non ci farebbe schifo… A parte gli scherzi, dobbiamo pensare a fare gol. Altrimenti ci abbassiamo troppo”.

Si chiude sul tema diffidati: “Andranno in campo i migliori. Faccio tante valutazioni, ma non sui diffidati. E non dirò ai diffidati di stare attenti e non prendere il giallo, sarebbe cominciare col piede sbagliato. Non devono prendere gialli sciocchi, ma devono pensare a giocare. Perché se poi pensi a non prendere il giallo, prendi il rosso“.

Leonardo Marcucci

Laureando in Lettere, la mia infanzia si è consumata in una piacevole convivenza tra calcio e cinema. Tuttavia, a differenza di molti, nel mio caso la scrittura non è mai stata un piacevole ripiego ad una sfumata carriera da calciatore o regista, ma, al contrario, l’obiettivo è sempre stato chiaro e univoco: diventare un giornalista. Affetto da una grave patologia che mi impedisce di assistere ad una qualunque manifestazione umana, senza ritrovarmi a fare ordine tra una sequela di analisi e conseguenti giudizi (alle volte dissonanti tra loro), ho sempre individuato nel giornalismo la pratica più proficua e stimolante per tentare di unire l’utile al dilettevole.

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Leonardo Marcucci

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