Il comportamento dei vertici giallorossi sembra suggerire un solo esito per la società giallorossa. Ecco le ultime sulle mosse dei Friedkin
A prescindere dall’entusiasmo scaturito da un avvio piuttosto convincente di Daniele De Rossi sulla panchina giallorossa, il contesto che in questo momento si trova a vivere la società Roma è quantomeno classificabile come controverso, a causa di una serie di licenziamenti di figure di spicco dell’assetto societario e della mancata sostituzione di queste.
Le mosse compiute da Dan Friedkin & co. fanno facilmente intendere che i proprietari texani abbiano avviato una profonda rivoluzione del club capitolino e ora, con la presenza di svariate cariche vacanti all’interno del centro sportivo Fulvio Bernardini, si pensa che le mosse dei vertici giallorossi possano essere il preludio per l’avvio di un’ulteriore metamorfosi societaria.
Dopo il licenziamento di José Mourinho, l’addio di Tiago Pinto e la fine della collaborazione di Danielle Silvester e Luca Pietrafesa con la Roma, i giallorossi si trovano tutt’ora orfani di un direttore sportivo o tecnico, di un capo ufficio stampa e di un General manager… Insomma, l’odore di un convinto sconvolgimento voluto dai Friedkin è difficile da ignorare e mentre Lina Souloukou – CEO della Roma – continua a spingere per l’ingaggio del direttore sportivo del Monza Francois Modesto e il progetto Stadio di Pietralata continua ad incontrare ostacoli su ostacoli, i proprietari statunitensi sembrerebbero valutare la posizione acquisita dalla società sul mercato.
Secondo quanto riportato da calciomercato.it, i Friedkin starebbero tessendo dei contatti con alcuni investitori arabi, particolarmente interessati al brand Roma. Gli imprenditori texani valutano la società giallorossa intorno ai 950 milioni di euro, con la possibilità che tale cifra conosca un generoso incremento, grazie alle prospettive economiche che uno stadio di proprietà garantirebbe. Tra una timida smentita e l’altra, è difficile ignorare la forte possibilità che i Friedkin possano cedere il club capitolino o, quantomeno, valutare la condivisone della proprietà, da dividere con nuovi investitori, che diverrebbero a tutti gli effetti dei soci.
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