Roma ceduta agli arabi e giallo stadio, l’annuncio in diretta sui Friedkin fuga ogni dubbio: “Problemi di sostenibilità”.
Nella rosa di temi dibattuti nel corso di queste ultime settimane figura certamente anche quella questione stadio che, ormai, da tempo genera discussione in casa Roma, alla luce dell’anelito della proprietà americana di concretizzare un investimento dalle grandissime ripercussioni economiche e di immagine per la stessa città, oltre che per il brand e l’importanza del brand giallorosso.
A ciò, poi, si è aggiunta anche la non meno dibattuta vicenda relativa alla possibile cessione della Roma, dopo meno di un lustro di presidenza dei Friedkin, che hanno fin qui palesato grande concretezza e volontà di fare bene, al netto di un modus operandi silente non passato inosservato ad una piazza che, soprattutto in determinati momenti, si sarebbe attesa un atteggiamento diverso. A chiarire diversi punti è l’intervista che riportiamo di seguito, che potrebbe aiutare a disambiguare anche numerosi aspetti circa il possibile passaggio di consegne dei Friedkin a fondi arabi.
Nel corso di queste ore, infatti, ai microfoni di TeleRadioStereo si è espresso Roberto Sommella, direttore di Milano Finanza, che ha parlato del modo di fare dei Friedkin e, al contempo, della presunta fermezza della proprietà americana rispetto allo scenario di un passaggio di consegne con i saudiri, legando tale aspetto proprio alla questione stadio. A seguire le interessanti parole a riguardo.
Abbiamo condotto delle verifiche e, al netto di suggestioni e indiscrezioni, non c’è ancora nulla di concreto. Al momento sembrerebbe tutta una voce, anche perché i Friedkin non sembrano aver deciso di lasciare. Loro non parlano e ciò complica lo stesso atto di fare delle veridiche a riguardi; noi parliamo un po’ con tutti e mi colpisce moltissimo vedere questo tratto dei Friedkin, che non si lasciano contaminare dalla frenesia, dall’entusiasmo o dalla tristezza a seconda dei risultati”.
“Dovrebbero essere abituati ad avere il sangue nelle vene. Con altre fonti, ovviamente, abbiamo verificato, ma la fonte più facile sarebbe chiedere a loro. Non si tratta di una critica nei loro confronti, però è una cosa eccezionale nel mondo dei media. Mi chiedo perché dovrebbero subentrare gli arabi, come compagnia o fondo. A maggior ragione me lo chiedo in merito alla mancanza di certezze di poter allargare il proprio fatturato. Vedi la questione stadio: se non si dovesse fare lo stadio, sicuramente si porrà il problema di sostenibilità del business”.
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