Cori razzisti contro Lukaku: è arrivata la decisione ufficiale prima del derby di domenica contro la Lazio. Ecco quello che ha deciso il giudice
Quella che sta passando è una settimana decisamente toccante sotto l’aspetto del razzismo. Nei giorni scorsi il giudice sportivo ha infatti squalificato per un turno la curva della Fiorentina (pena sospesa) per degli insulti razzisti nei confronti di alcuni giocatori della Juventus. E oggi, secondo il Corriere della Sera, un’altra archiviazione è arrivata.
In questo caso di mezzo ci sono i fatti che hanno visto protagonista Romelu Lukaku in occasione della partita di Coppa Italia tra Juventus e Inter dello scorso aprile. Una decisione ufficiale arrivata proprio nella giornata di ieri che di fatto chiude la questione. La procura di Torino infatti, pur riconoscendo la discriminazione razziale, ha deciso “ha deciso di procedere con l’archiviazione con riferimento all’articolo 131 bis del codice penale, che prevede l’esclusione della punibilità “per particolare tenuità del fatto”.
Cori razzisti contro Lukaku, la decisione ufficiale
“La giurisprudenza, già in passato, si è pronunciata ritenendo che l’emissione di suoni gutturali, come tipico riferimento all’ululato delle scimmie, si caratterizza per evidenti connotati di discriminazione razziale e dunque può integrare l’ipotesi che sanziona la commissione di atti di discriminazione per motivi razziali. Il fatto che tale condotta sia stata tenuta da una moltitudine di persone, che hanno evidentemente agito influenzandosi l’uno con l’altro, nonché il fatto che tale condotta non abbia perdurato per un tempo significativo e, non da ultimo, che sia stata posta in essere per evidenti ragioni di rivalità sportiva (tifosi della squadra avversaria) induce a ricondurre il fatto nelle maglie applicative dell’articolo 131 bis del codice penale. Il comportamento non è certo abituale ed è dunque possibile procedere all’archiviazione per particolare tenuità del fatto”.
Così ha scritto nella sua decisione il pm che ha coordinato l’inchiesta, Davide Petti.