Numero 10 della Roma, il rifiuto sarebbe arrivato in qualsiasi caso. Ecco le parole di Zaniolo che ha rilasciato oggi un’intervista a Repubblica
Amato e aspettato. Decisivo a Tirana. Poi il lento declino fino all’addio di nemmeno un anno fa, destinazione Turchia. Adesso Inghilterra. Poteva essere chissà cosa Zaniolo. Ma il doppio infortunio al ginocchio lo ha bloccato. Sembrava potesse spaccare il mondo, e in alcune occasioni le sue qualità le ha fatte davvero vedere. Poi è successo qualcosa di difficile spiegazione fino al saluto che era quasi scontato. Richiesto da lui, secondo quanto raccontato anche da Mourinho in una conferenza stampa.
Oggi Zaniolo è tornato a parlare dalle colonne di Repubblica cercando di fare chiarezza. Parlando di Spalletti (“Se vai bene te lo dice, se è male te lo dice in faccia”) e parlando anche e soprattutto della Roma. Di Mourinho. Di quello che è stato. Andiamo a scoprire, insomma, quello che ha detto.
Numero 10 della Roma, le parole di Zaniolo
“Alla Roma poteva finire in modo diverso, provo un grande amore per i tifosi, per la città, per i miei compagni. Una delusione che ho provato, io ho delle responsabilità ma anche altre persone. Quando ci sono casini così vuol dire che tutti ci abbiamo messo del nostro. Ma del passato non voglio parlare, ora sono in Premier e penso al futuro”.
Passano dal debutto al Bernabeu con Di Francesco in panchina, “non ero pronto per niente ma ho detto che lo ero”, si arriva alla finale di Conference League di Tirana, quella decisa da una sua rete nel primo tempo. “I giorni precedenti – ha svelato Zaniolo – Mourinho ha chiesto a tutti: siete pronti? Per tanti era la prima finale europea. Ci ha aiutato, ci ha detto che se eravamo arrivati lì era per tutto quello che avevamo fatto in campo e che il merito era solo nostro. Ci ha fatto arrivare carichi a giocarla”. Infine un passaggio su una maglia che, dentro la Roma pesa. La numero 10. “Non lo avrei accettato mai: ti mette una pressione addosso che non serve. Le pressioni a Roma ci sono a prescindere, la piazza vuole tanto e chiede tanto: tutti sappiamo di chi era quella maglia e non ci ho mai nemmeno pensato di prenderla”.