Nel momento clou del campionato, diversi fattori hanno estromesso dalla corsa Champions la Roma, che ora spera nella vittoria dell’Europa League
Ormai da diverse stagioni, siamo abituati a valutare la stagione della Roma su due piani distinti: la Serie A e l’Europa. Anche quest’anno, se dovessimo analizzare solamente i numeri e il posizionamento in classifica, il giudizio sul campionato giallorosso difficilmente arriverebbe al 5 in pagella, mentre il cammino in Europa League, a prescindere da come andrà a finire la Finale contro il Siviglia, meriterebbe un bell’8.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: “Com’è possibile questa differenza abissale di rendimento?”. Un quesito cui verrebbe voglia di rispondere con un’altra domanda. “Ma è solo colpa della Roma e dei giocatori?”. Sicuramente una buona dose di responsabilità va ascritta a calciatori, staff tecnico e dirigenziale, ma analizzando il percorso finale di questa e della scorsa stagione, è impossibile non individuare delle analogie su alcuni aspetti esterni.
Suffragati da moviole di tv e quotidiani, siamo in grado di affermare che da Roma-Milan in poi il club giallorosso è stato penalizzato da alcune decisioni arbitrali, senza passare per vittimisti o piagnoni. Nella sfida contro i rossoneri, al novantasettesimo Daniele Orsato non ha fischiato un chiarissimo fallo di De Keteleare su Ibanez nell’azione del definitivo 1-1, impedendo alla Roma di vincere e di portarsi momentaneamente a più 3 sui rossoneri.
Uno scontro diretto al quale non ha potuto prendere parte Paulo Dybala, falciato la settimana prima da un intervento killer di Palomino, clamorosamente non espulso, che ha impedito all’attaccante argentino di essere protagonista nella fase clou e decisiva della stagione. Due giornate dopo, una Roma altamente rimaneggiata non è andata oltre lo 0-0 in casa del Bologna anche a causa del solito Orsato che ha ritenuto non punibili due colpi in faccia rifilati a Solbakken e Ibanez nell’area di rigore felsinea. A detta di tutte le moviole, almeno uno dei due falli era nettamente da rigore.
In Roma-Salernitana, a detta di tutti i moviolisti la trattenuta in area su Gini Wijnaldum era punibile con il calcio di rigore. Come consuetudine, niente fischio e intervento del VAR impossibile perché “episodio di campo”. La serie degli orrori arbitrali si conclude con il netto fallo di Mandragora su Missori (spinta e ginocchiata sulla schiena) nell’azione del gol di Jovic.
Una lunga carrellata di torti che ha levato dai 6 agli 8 punti ai giallorossi in un momento reso ancora più difficile dagli infortuni in serie (Belotti, Celik, Dybala, El Shaarawy, Karsdorp, Kumbulla, Llorente, Spinazzola, Wijnaldum). Infortuni ed errori arbitrali, una combo ferale che ha spianato al Milan la strada verso la prossima Champions League. La speranza è che, ancora una volta, sia una finale europea a rendere giustizia alla Roma, facendola tornare nella massima competizione europea per club.
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