L’incontro tra José Mourinho e il cardinale José Tolentino de Mendonca è stata l’occasione per affrontare diversi argomento. Il tecnico lusitano si è esposto a cuore aperto: ecco le sue parole.
Una persona, oltre che un allenatore, sempre diretto. Intervenuto presso la Pontificia Università Gregoriana, José Mourinho ha incontrato il cardinale José Tolentino de Mendonca. Sono in giorni in cui si stanno celebrando i 10 anni di pontificato di Papa Francesco, le cui condizioni di salute, dopo lo spavento accorso nei giorni scorsi, non destano più particolari preoccupazioni.
All’incontro tra Mourinho e Mendonca, utile per affrontare diversi argomento relativi alla formazione dei ragazzi e al loro percorso di sviluppo, ha assistito anche Andrea Abodi. Alle domande di Tolentino, Mourinho ha risposto senza peli sulla lingua, cogliendo l’occasione per affrontare temi a lui cari.
A Tolentino, che ha rimarcato come anche a partire dalla carriera di Mourinho sia facile capire l’importanza di iniziare a muovere i primi passi come professore, avere avuto questo tipo di esperienza, associandolo nello sport, Mourinho ha risposto: “Ho molto da imparare da voi e poco di interessante da dire. Mi scuso perché nei protocolli sono orribile e quindi saluto tutti, ma vado subito ad una cosa obiettiva: sono uscito dall’Università andando subito a fare il professore, ma un anno dopo sono andato ad una scuola di bambini con sindrome di down e non ero preparato (…). Sentivo la responsabilità di essere un ragazzo di 23 anni, un po’ come adesso che non mi sento di avere le capacità giuste. Ho creato un rapporto con i bambini, che ancora oggi vedo quando vado in Portogallo: l’amore mi ha reso un professore eccezionale, facendo qualcosa di eccezionale per la loro crescita (…). L’empatia e l’amore sono alla base di tutto.”
Mourinho ha poi continuato: “Il mio sport purtroppo è un mondo diverso dallo sport che noi vogliamo per i nostri bambini. Lo sport di alto rendimento è crudele: non c’è spazio per i più deboli, l’obiettivo è molto chiaro per noi: per noi professionisti è vincere, per i proprietari e la gente che controlla l’aspetto economico gli obiettivi sono molto chiari (…). I giovani hanno difficoltà a rapportarsi a tante cose irreali che entrano nelle loro vite, sui loro computer: sono cose fake che creano determinati tipi di aspettative, e sembra che poi loro falliscono, invece non è vero. Quando si dice che il mondo è dei giovani, non sono d’accordo. Il mondo è nostro, è di tutti. Il giovane che pensa di non avere niente da imparare dai capelli bianchi degli altri è in difficoltà.”
Dopo aver definito Papa Francesco uno di noi, così vicino agli uomini, un uomo fantastico, Mourinho ha poi risposto così ad un tifoso che lo ha ringraziato per quanto trasmesso ai tifosi giallorossi:” Quando mi hai ringraziato, penso che quello che abbiamo fatto di più importante lo hai capito. Quest’empatia, questo senso di appartenenza, di famiglia, questo senso di vinciamo e siamo felici, perdiamo e siamo tristi ma siamo insieme è un po’ come nelle famiglie. La Roma in questi anni è riuscita a fare per la gente, la gente ha risposto in modo fantastico (…). La Roma è una città dove la comunicazione sociale locale divide o cerca di dividere. E per questo i tifosi sono ancora più speciali: non dovete ringraziarmi ma ringrazio io voi per quello che mi avete dato in questo tempo.”
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