Roma-Empoli, le parole di Mourinho risuonano chiarissime e rappresentano un esplicito monito ai due giocatori. Ecco l’annuncio.
In questi anni giallorossi José ha palesato diversi cambiamenti legati alla sua persona e alla sua visione di calcio, così come da lui stesso ammesso. Una sorta di evoluzione e crescita legata ad un’età che lo colloca nelle decadi sagge della vita ma che non hanno mai visto lo Special One perdere alcune delle sue prerogative che lo hanno sin da subito contraddistinto.
Un riferimento può certamente essere alla grande capacità e volontà di vincere, palesata in tanti atteggiamenti ed esternazioni nel corso di questa sua esperienza all’ombra del Colosseo. A ciò si aggiunga, poi, la chiarezza ed esplicitezza delle sue posizioni e visioni, sovente sciorinate in modo crudo o istrionico ai media, a partire dalla conferenza stampa di presentazione, passando per le lacrime di Tirana o l’amaro boccone di Bodo circa un anno fa.
Mourinho è come lo si vede, vero ed esplicito. Forse meno spietato ma mai poco cinico quando ci sia bisogno di perseguire l’obiettivo che da sempre lo caratterizza: quello di portare a casa vittorie e trofeo. Il suo modo di fare è un emblema, spesso fungente nella sua funzione da elemento coadiuvante per stimolare la piazza e i giocatori, anche con esternazioni pungolanti e da interpretare con attenzione.
In quest’ottica, dunque, si legga il lucido annuncio da lui fatto in conferenza stampa dopo la vittoria contro l’Empoli, durante la quale ha toccato diversi temi tra cui quello legato alla gestione di Solbakken e l’impiego del centrocampista Camara. Questo il sugo della sua posizione.
“Non abbiamo comprato Camara: è stato preso per sostituire Wijnaldum nell’ultimo giorno di mercato. Il suo compito deve essere quello di aiutare e non far storie, con la consapevolezza dei suoi limiti e delle sue caratteristiche. Aiuta quando abbiamo bisogno. Anche Solbakken non è stato comprato. Non è riuscito ad arrivare nel periodo di preparazione con la squadra, quando avrebbe potuto lavorare per prepararsi e capire i meccanismi”.
“Non interpreta e capisce le dinamiche della squadra come gli altri giocatori ed è consequenziale che se avessi dovuto fare un cambio al 34′ con 55 minuti da giocare, avrei cercato di farlo senza alterare principi, dinamica o struttura della squadra. Anche quando è uscito Dybala, mancavano magari 20-25 minuti, in una fase in cui la squadra ha poca benzina. Ti devi abbassare e in un momento del genere non voglio correre il rischio di usare un giocatore che non conosce la differenza tra 5-3-2. 5-2-1-2 o non capisce cosa vuol dire pressare alto e basso. Viene da anni nel Bodo a giocare 4-3-3 che è una cosa completamente diversa. Deve imparare a giocare con noi: ha qualità, ma quando siamo in vantaggio 2-0 in casa mettiamo in tasca e chiudiamo la zip. Siamo a 40 punti e per me è straordinario“.
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