Roma, a seguire le dichiarazioni ufficiali giunte da José Mourinho in queste ore. Plurimi i punti toccati dallo Special One.
Mentre i giocatori si godono le attese ed esotiche vacanze tra Stati Uniti, Dubai e suggestivi paesaggi mediterranei, lo Special ha scelto di fare un salto (si fa per dire) in Namibia, per ripristinare le energie al termine di una stagione non poco dissipatrice da questo punto di vista e per poter affrontare nel migliore dei modi quelle che saranno le prossime sfide e impegni.
Meno rilassato sarà sicuramente Pinto, ben consapevole di trovarsi adesso in una fase molto delicata e potenzialmente decisiva per quello che sarà il percorso dei giallorossi nell’imminente futuro. Gli scenari e le trattative stanno in queste settimane suscitando non poca attenzione e causando non esili versamenti di inchiostro su colonne di quotidiani e non solo. In questa sede, però, intendiamo adesso dedicare la giusta attenzione alle parole rilasciate da José Mourinho all’autorevolissimo Forbes.
Plurimi i punti da lui toccati e più che evidente l’intelligenza universale di un personaggio che già in passato e in dichiarazioni più o meno recenti aveva lasciato intendere di poter vantare una cultura ben più ampia di quella relegata al solo mondo calcistico. Uno dei primi punti ha interessato la figura e l’importanza del manager.
“Per essere un leader devi essere empatico con la squadra e con le persone con le quali hai a che fare. Le persone ti devono seguire e devi fare di tutto per non deluderle. Avevo un professore all’università che mi ha fatto capire come non bisogni sapere solo di calcio. Ogni giocatore è una persona e devi essere bravo a confrontarti con tante personalità divere e a toccare i tasti giusti per ognuno di loro“.
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Non meno interessante, poi, lo spezzone dedicato alla pressione e alle gestione di quest’ultima, topic di certo non slegato e anzi ben noto ad una piazza calorosa quanto complicata come quella romana. “Lavoro per non accusare troppa pressione. Ho un buon rapporto con lo stress e gli eccessi fanno sempre male. Non va bene non percepirlo ma nemmeno accusarlo troppo. L’equilibrio è fondamentale e l’esperienza può essere di grande aiuto”.
Tra i vari, poi, importante e non slegato dalle sue recenti esperienze lo spezzone incentrato sull’avere alti standard. “La chiave è quella di non accontentarsi mai e non sentirsi mai appagati da ciò che si ha. Quando vinci delle medaglie, ne vuoi poi sempre di più, così come gli attaccanti vogliono sempre più gol e le persone guadagnare sempre più soldi. Dipende dalla personalità che ti fa ruotare tutto intorno al voler sempre di più, senza smettere mai“.