Appena superato il giro di boa di metà stagione, in casa Roma si accende il confronto tra Mourinho e i Friedkin sul futuro.
Il nuovo corso della Roma, voluto con forza da Dan e Ryan Friedkin, è cominciato l’estate scorsa. Dopo un primo anno alla guida del club caratterizzato da una serie di complicazioni esterne – a partire dalla pandemia che ha investito anche il mondo del calcio – la proprietà del club ha deciso di avviare un nuovo processo di crescita. Un piano destinato a svilupparsi nel medio periodo, con un arco temporale fissato in circa tre anni.
Nessun instant team, dunque, ma la volontà di creare una società solida e capace di competere stabilmente ad alti livelli. La dimostrazione delle ambizioni della proprietà era arrivata alla fine della scorsa stagione, con l’annuncio dell’arrivo di José Mourinho in panchina. La scelta dello Special One, uno dei migliori allenatori al mondo, dava bene il segno della volontà di crescita che anima i Friedkin. Al portoghese fu chiesto di costruire quella mentalità vincente indispensabile per raggiungere i traguardi più importanti, con la garanzia di una costante crescita del livello tecnico della rosa a sua disposizione.
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Arrivati a metà stagione, però, la sensazione è che tra le aspettative generali – e in primis dello stesso Mourinho – e la realtà ci sia una scollatura non trascurabile. Il tecnico al termine della sfida contro la Juventus si è lasciato andare a parole pesanti nei confronti della squadra, cui ha imputato una fondamentale mancanza di personalità. “Bravi ragazzi“, ha definito i suoi giocatori l’allenatore. Forse anche troppo. Per questo, Mou vuole una rivoluzione sul mercato, con acquisti che siano indicati direttamente da lui. D’altra parte chi fin qui ha fatto meglio degli altri è arrivato – direttamente o indirettamente – proprio grazie alla presenza dello Special One.
Abraham fu convinto in estate da una telefonata dell’allenatore, Rui Patricio e Sergio Oliveira, dato ormai in arrivo, li porta l’agente di Mourinho Jorge Mendes. Le altre operazioni condotte dai Friedkin, invece, non hanno portato i frutti sperati: da Kumbulla a Reynolds, da Vina a Shomourodov, l’elenco di chi ha deluso è lungo. Il tecnico insiste: in estate la rosa dovrà essere rivoluzionata. La palla ora passa alla proprietà che dovrà decidere se sposare il progetto del portoghese, e accontentarlo, o cambiare direzione. La seconda ipotesi porterebbe a una rottura per certi versi clamorosa. D’altra parte, come sottolinea oggi Leggo, il clima tra lo staff tecnico e i piani più alti della dirigenza sembra essersi raffreddato nelle ultime settimane, e le dichiarazioni di Mou dopo la Juve non hanno certo aiutato a distendere i rapporti.