Roma, è tornato a parlare della sua esperienza all’ombra del Colosseo Radja Nainggolan, uno dei giocatori più amati dalla piazza giallorossa negli ultimi anni.
Il belga ha militato nella Roma dal 2014 al 2018, divenendo un perno del centrocampo e un vero e proprio idolo della piazza. Merito, qualità tecniche a parte, della grande schiettezza e del rapporto di sincerità creato con i propri fans durante la sua permanenza.
Quando si pensa al “Ninja” non possono non tornare alla mente alcuni dei più bei momenti regalati al pubblico dalle sue prestazioni. A partire dalla doppietta di San Siro, passando per il gol al fotofinish contro il Napoli di Sarri e dei 36 gol di Higuain. Il tutto senza dimenticare dei timbri al derby e della grande disponibilità da lui sempre palesata e riconosciuta all’unisono dai tifosi.
Pur non divenendo un vero e proprio “Odi et amo”, la relazione tra Nainggolan e Roma latamente intesa si è complicata pian piano, a causa della sua troppa schiettezza e da un amore per la mondanità che, forse, non poco ha pesato sull’evoluzione finale del matrimonio con il club.
Molti ricorderanno, ad esempio, dell’infelice siparietto social di Radja a Capodanno, costato lui una multa e la mancata convocazione per la partita successiva. In quest’episodio, con ogni probabilità, si può individuare l’inizio di una parabola in discesa che ha poi portato al baratto con l’Inter nell’estate 2018.
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Questi e altri punti sono stati toccati dal diretto interessato in un’intervista rilasciata a Teleradiostereo. Quest’ultima si è aperta con una disamina di natura tecnica della squadra dove il numero 4 ha militato per quasi un lustro. “Il difetto della Roma nella quale ho giocato era la sua difficoltà nel dare continuità ai grandi risultati ottenuti nei big match. Abbiamo vinto due volte a Milano e ci siamo imposti spesso sugli altri top team ma sovente andavamo in difficoltà con le cosiddette piccole squadre.” Sui sentimenti provati, così l’ex Inter. “Sono orgoglioso e non ho apprezzato la conclusione della mia esperienza. Quando è arrivato, Monchi sembrava volermi bene ma poi si è comportato male. Non sono ipocrita e credo di aver preso la scelta giusta visto che saluto volentieri le persone false. Ho avuto l’impressione che volesse vendere tutti i giocatori acquistati da Sabatini. Continuare a vendere giocatori forti e rimpiazzarli male, ha avuto le sue conseguenze. Salah, dopo gli 87 punti, magari poteva restare ancora. Chissà che Champions sarebbe stata l’anno successivo. Dico che con Monchi è stata una delusione“.
Infine, sul rapporto con i tifosi. “Con loro mi sono sempre trovato benissimo. Mi hanno dato un supporto e un calore inimmaginabili e non potevo che lasciarmi in buoni rapporti. Ho sempre dato il massimo in campo, forte anche dei miei comportamenti esterni. Anche quando sono stato coinvolto nella vicenda della partite a carte di Bergamo, alla fine sia io che gli altri due coinvolti, Totti e Pjanic, siamo stati decisivi. Tornare significherebbe però ledere questo bel rapporto visto che negli ultimi anni non hanno fatto benissimo, non si sono qualificati mai in Champions. Si cancellerebbero i bei ricordi lasciati”.
Bella, infine, la chiosa su Lorenzo Pellegrini e José Mourinho. “Pelle lo conosco bene. Già nel 2018, quando era un giovane, aveva grandissime qualità. È giusto che la fascia sia finita sul suo braccio”. Sullo Special One: “La società sta provando a cambiare, ma riuscirci è un’altra cosa. Vedo una squadra che in Conference League ha fatto male in entrambe le partite contro il Bodo/Glimt. Prima non succedeva che si andasse a dire che chi non giocava spesso non era all’altezza dei titolari”.
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