Roma, Mourinho non cambia idea e anche il club è intenzionato ad accontentarlo.
Fra poche ore la Roma è attesa dall’ultima gara di questa primissima parentesi stagionale, dopo la quale ci sarà il fermo del campionato per due settimane legato alla pausa delle Nazionali. Pellegrini, fresco di rinnovo, e colleghi sono oggi attesi dai 90 minuti contro l’Empoli che porteranno lo Special One ad affrontare l’ex giallorosso Andreazzoli.
A sole settantadue ore di distanza dalla trasferta in Ucraina, la rosa dovrà quindi farsi trovare pronta per quest’altro delicato impegno per poter poi al meglio affrontare la seconda parte del mese di ottobre, complicata quanto pregna di sfide ravvicinate.
Restando al presente, sarebbe da poco emersa un’importante indiscrezione relativa ad una scelta del club che sottolinea tutta la volontà della società di tenere il passo di “Mou” e accontentarne ogni anelito, purché concretizzabile.
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Roma, contro l’Empoli l’inno di Venditti sarà cantato con i giocatori in campo
Stando a quanto riferito da “La Gazzetta dello Sport“, nella gara contro i toscani la Roma riproporrà la soluzione proposta già dieci giorni fa contro l’Udinese. Dopo la gara con il Trabzonspor, Mourinho aveva evidenziato il suo forte desiderio di far cantare l’inno durante l’uscita dei giocatori, piuttosto che lanciarlo quando questi siano ancora nel tunnel, come accaduto fino a poco tempo fa.
La Lega, dopo la soluzione adottata con i friulani, aveva aperto un procedimento contro i giallorossi, sottolineando come si trattasse di una violazione delle disposizioni, avendo essa costretto l’arbitro ad attendere la fine delle note del Venditti prima di fischiare per l’inizio della gara.
Il rischio, in seguito alle preliminari ammonizioni, di questa reiterazione potrebbe essere un’ammenda che però il club si è già detto disposto a pagare. Questo non per fare uno sgarbo o lanciare un gesto di sfida. Si tratta di una semplice modalità per accontentare “Mou” e il suo forte desiderio di acuire ulteriormente il già viscerale rapporto di amore tra la città e la squadra.
Una scelta squisitamente romantica e finalizzata, soprattutto, a ricreare passione e affetto dopo quasi due anni di stadi vuoti e caratterizzati da un silenzio, paradossalmente, quasi assordante.