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Roma, Mourinho in conferenza: “Pellegrini è un simbolo”

José Mourinho presenta la partita di domani contro l’Empoli in conferenza stampa.

José Mourinho @ Getty Images

Alla vigilia della sfida contro l’Empoli l’allenatore della Roma José Mourinho incontra i giornalisti in conferenza stampa. Diversi gli argomenti toccati dal tecnico portoghese. Vediamo insieme i passaggi salienti della conferenza dell’allenatore portoghese.

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Si comincia con la necessità di trovare un giusto equilibrio tra bel gioco ed efficacia: “La cosa più importante è il risultato. Meglio pareggiare 0-0 che perdere 5-4 con un calcio offensivo. Alla base di tutto dev’esserci l’equilibrio. Difficile essere in vetta alle classifiche senza equilibrio. Fondamentale difendere bene e segnare per vincere. Il calcio italiano è migliorato sotto il profilo del gioco. Gli allenatori vogliono giocare bene. Sapete che io sono “risultatista”, ma si può cercare di fare bene entrambe le cose. In questo momento credo che la maggior parte delle proposte di gioco in Serie A sia centrata sul bel gioco“.

Sulla possibilità di confermare Darboe al posto di Cristante, diffidato: “Non guardo a questi dettagli. Darboe ha avuto fino a questo momento un buon percorso con noi. Lo scorso anno ha giocato partite senza responsabilità. La squadra era in un momento complicato, Fonseca non aveva alternative per via degli infortuni. Lui è entrato senza pressione e facendo bene. Ho parlato molto con lui nel precampionato. E sento che è arrivata quella responsabilità che gli fa capire di non essere più un ragazzo delle giovanili. Giovedì c’erano tante possibilità a centrocampo. Diawara, Villar, Bove, ma credo che fosse il momento giusto per lui. La sua risposta è stata molto buona. La sua fiducia e la mia in lui crescono.

Sulle mancate convocazioni in Nazionale di Mancini e Zaniolo: “Io non devo aspettarmi nulla dalle convocazioni. L’Italia ha un ct con delle responsabilità. Ci sono tanti giocatori e lui deve fare delle scelte. Io le rispetto sia che della Roma sia convocato un giocatore, sia che ne vengano convocati dieci. Se vengono chiamati è un orgoglio. Ma se rimangono qui sono protetti, lavorano bene, non hanno partite da giocare e può essere positivo“.

Sull’Empoli, avversario di domani: “Sappiamo bene che tipo di squadra è l’Empoli. E’ una squadra organizzata con caratteristiche ben precise e per le quali ci siamo preparati. Per noi l’organizzazione difensiva è fondamentale“.

La Roma ©Getty Images

Sulla questione delle convocazioni in Nazionale l’allenatore del Napoli Spalletti è stato piuttosto duro. “Non voglio commentare le parole del mio amico Spalletti. Noi siamo qua, e per noi l’interesse del club è il più importante. Dall’altra parte c’è chi ritiene che l’interesse delle Nazionali sia il più importanti. Ci sono cose da migliorare. Ma pensare un calcio senza Nazionali e senza qulla passione non è possibile. Certo, non capisco come si possa giocare in sud america il giovedì sera, che per noi è venerdì mattina. Credevo che questo fosse superato. Che non si giocasse oltre il mercoledì sera ma non è così. Un’altra cosa che si doveva cambiare è che le Nazionali ora non fanno le selezioni da 23, 24 giocatori ma da 35. E tra questi magari 15 non giocano e non si allenano con intensità. Sarebbe preferibile che rimanessero con i club. Questi sono dettagli che si possono migliorare. Però il discorso generale, modificare l’assetto generale delle Nazionali, non è per me. Certo, poi in vista della partita della Juventus è chiaro che avremo difficoltà”.

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Né Roma né Empoli hanno mai pareggiato. “Penso che sia una casualità, una questione di dettagli. Un conto è se si entra in campo per pareggiare. Un’altra è se alla fine di una partita aperta il risultato è di parità. Non mi sembra che noi né l’Empoli giochiamo per pareggiare. Se penso alla nostra partita con il Sassuolo, la differenza tra vittoria e pareggio è un gol al novantesimo. Non è questione di filosofia di gioco“.

Sul supporto dei tifosi giallorossi: “Non posso far altro che ringraziarli. Sin dal giorno del mio arrivo hanno mostrato un affetto indescrivibile. E’ facile sostenere una squadra che arriva da tante vittorie e trofei. Meno stare vicino a una squadra che magari ha subito qualche sconfitta. E’ una espressione di romanismo, una dimostrazione di fiducia nell’atteggiamento della squadra. Abbiamo perso due partite e in entrambe le occasioni abbiamo finito il match con otto attaccanti e con la voglia di pareggiare. Credo che i tifosi abbiano colto questo atteggiamento e ne siano felici. E’ anche importante che i romanisti capiscano che che c’è un processo. La permeabilità alle opinioni esterne non è quello di cui ha bisogno questa società. Forse stiamo vivendo un periodo di maturità. La direzione è quella giusta. Certo ci serve tempo: nelle ultime stagioni la differenza di punti tra noi e la vetta è stata importante. Non è una differenza che si colma in un attimo“.

Sull’approccio ai diversi momenti di gioco durante la partita: “Durante il corso di una partita può succedere che una squadra decida di cambiare la propria filosofia in base al risultato. E’ importante per noi sapere che in certi momenti è necessario cambiare atteggiamento, magari rischiare qualcosa in più. Ma per ottenere un risultato positivo a volte è necessario. E a volte può succedere che siamo costretti a giocare in modo diverso da come vorremmo per merito dell’avversario. Questa è la dialettica del gioco ed è la sua bellezza“.

Zaniolo-Pellegrini-Cristante ©GettyImages

Sul rinnovo di Pellegrini: “Dal momento in cui ho sentito che la proprietà dei Friedkin non volevano perdere un simbolo come Lorenzo, con tutto quello che significa la sua figura – alla Roma sin da ragazzino, romano e romanista – e dal momento in cui Lorenzo mi ha detto che sarebbe sicuramente rimasto, io non ho avuto alcun dubbio. Era tutto nelle mani di Tiago Pinto e dei procuratori, ma era un processo che prima o dopo sapevamo che si sarebbe concluso con il suo rinnovo. Decisione giusta per la società e anche per Lorenzo. Io sono qui per tre anni. Lui è qui per rimanere nel nucleo italiano della squadra: lui, Mancini, Cristante. E’ la costruzione di un nucleo anche dal punto di vista emozionale. Siamo insieme, lavoriamo insieme e arriveremo dove vogliamo arrivare“.

Lorenzo Palmisciano

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Lorenzo Palmisciano
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