Roma, sconvolgente il retroscena che vede coinvolto Josè Mourinho e che ha causato quasi una rissa all’interno dello spogliatoio.
Quello ammirato finora ci è parso uno Special One versione sobria, ben lungi da quel portoghese che tanto era stato ammirato e calcisticamente odiato in Italia. Mourinho ha finora parlato con grande calma e chiarezza alla stampa, senza mai perdere quella sua immancabile verve ironica ma, comunque, ben lungi da quell’amante del “rumore dei nemici” che aveva fatto di sé un autentico personaggio.
Nella vita si cambia, si matura e si cresce, anche se vanti un’esperienza pluridecennale in questo mondo. Anzi, sono i più intelligenti a capire l’importanza del cambiamento e dell’adattamento. Al portoghese, non manca questa capacità e sembra essersi tuffato in questa nuova esperienza con grande umiltà e voglia di rimettersi in gioco, dopo diverse parentesi anglosassoni non proprio fortunatissime.
Il tutto, ovviamente, senza rinunciare a quella sua fame di vittoria, che ha ammesso far parte del suo DNA e di non essere in grado di cambiare. Nei prossimi mesi, potremo imparare a conoscere ancora di più questo Mou 2.0 ma, al momento, intendiamo soffermarci su un importante aneddoto del vecchio Special One.
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Ci viene in soccorso, da questo punto di vista, l’ex arbitro di Premier League, Mark Clattenburgh. Autore di un’autobiografia intitolata “Whistle Blower“, il “Referee” ha raccontato di quando non riuscì a sopportare le continue provocazioni dell’attuale mister della Roma.
Siamo a conclusione di Stoke City-Manchester United, terminata in parità e non senza le lamentele del portoghese, convinto di non aver ricevuto un rigore a proprio favore, a causa di un tocco di mano del difensore Ryan Shawcross.
“Ho visto bene, sono sicuro l’abbia preso con la mano in aria, mi ha ripetuto, dopo essere entrato nel mio spogliatoio. Gli ho detto che ero sicuro della mia scelta ma lui ha continuato. Non ci ho più visto e ho lanciato nella sua direzione il mio scarpino, non ne potevo più dei suoi ridicoli trucchi mentali. Non ha detto più nulla, non sapeva che fare”.
Clattenburgh ha poi concluso: “Non riuscivo a continuare a sopportare idioti del genere. Ho rivisto l’azione diverse volte quel giorno e continuo a dire che la mia decisione sia stata più che giusta”.
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