Dopo un grandissimo avvio di stagione, la Roma è chiamata a confermarsi in campo e a lavorare per costruire un futuro sempre più importante.
Un avvio di stagione così, Lorenzo Pellegrini, lo sognava probabilmente sin da quando era bambino. Capitano e titolare inamovibile della Roma, la sua Roma, allenata da José Mourinho. Una squadra rinnovata nell’organico e nelle ambizioni, che ha trovato nel numero 7 il suo punto di riferimento in campo. Un leader tecnico e carismatico cui l’allenatore portoghese non rinuncia mai. Le parole che l’allenatore ha speso per Lorenzo nelle sue prime settimane a Roma suonano come un’investitura. E lui ha risposto presente, mettendo in mostra tutte le sue qualità.
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Ora per coronare questo inizio di stagione manca soltanto la firma sul rinnovo di contratto. Una firma sulla quale non sembrano esserci dubbi: tanto Mourinho che il General Manager Tiago Pinto hanno mostrato pubblicamente grande sicurezza rispetto alla fumata bianca con cui si concluderà la trattativa. D’altra parte la volontà del Capitano è chiara: rimanere a lungo alla Roma. E nessuno, dalle parti di Trigoria, intende lasciarselo sfuggire. Per questo nei prossimi giorni dovrebbe tenersi un nuovo incontro tra l’entourage del giocatore e la dirigenza giallorossa. L’obiettivo è fare ulteriori passi avanti verso il prolungamento dell’accordo.
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Secondo La Gazzetta dello Sport l’impianto generale dell’accordo c’è: stipendio intorno ai 4 milioni di euro con nuova scadenza fissata al 2026 e addio alla clausola rescissoria – altro segnale della volontà di proseguire insieme a lungo. La trattativa ora si concentra su diritti d’immagine e bonus. Non esattamente dettagli, ma l’intenzione delle parti sembra più che chiara. Dopo la trasferta di Verona, quindi, un nuovo appuntamento tra Pinto e i rappresentanti del giocatore dovrebbe garantire ulteriori passi avanti verso la conferma della tradizione, tutta giallorossa, di capitani romani e romanisti. Una tradizione che Lorenzo incarna perfettamente, visto che ha iniziato a giocare per la Roma quando era soltanto un bambino.
“Sin da piccolo era un leader silenzioso“, dice a Il Messaggero il suo primo allenatore in giallorosso Mirko Manfrè. Che poi racconta delle difficoltà per convincere il piccolo Lorenzo ad arretrare la propria posizione in campo, da centravanti a centrocampista: “Persuadere un bambino a lasciare la maglia numero 9 non è mai semplice”, spiega Manfrè. “Allora comincio a farlo giocare una partita de centravanti e una a centrocampo. Così facendo, si rende conto che in quella posizione tocca molti più palloni”. Una svolta per la carriera di Lorenzo. E per la Roma del futuro.
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