Calciomercato Roma, da poco più di dodici ore si è conclusa una delle campagne acquisti più difficili e imprevedibili degli ultimi anni.
Sin dal primo momento si è capito come questa finestra di calciomercato sarebbe stata molto più che difficile per tanti club del nostro continente. I trasferimenti sono entrati nel vivo a partire dalla seconda metà di luglio, dopo che fosse rientrata la “distrazione” legata all’Europeo.
Non pochi, infatti, i club ad aver deciso di rinviare la catalisi del calciomercato dopo la competizione vinta dall’Italia, per poter ben ponderare eventuali colpi e sperare in un aumento del cartellino dei tanti giocatori partecipanti alla competizione. Sono stati mesi infuocati ma difficili, in cui si è cercato di operare in modo ponderato ed evitando “passi più lunghi della gamba” che acuissero le difficoltà economiche intestine a non pochi club europei.
É stata l’estate del trasferimento di Messi al Psg e della sortita di Ronaldo in quella che è stata la sede della sua definitiva consacrazione tra i grandissimi. Ma ,soprattutto, sono stati mesi in cui il nostro campionato ha assistito a numerose perdite. CR7 a parte, la Serie A non vanterà più giocatori come Donnarumma, Hakimi o Lukaku.
Decisioni giustificate non unicamente dalle volontà dei singoli giocatori quanto, piuttosto, di scelte calibrate dagli stessi club italiani, costretti a fare grandi sacrifici per evitare problemi economici di non trascurabile importanza.
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Lecito, a questo punto, provare a maturare un giudizio sull’operato di Pinto, a cui è andato il non semplice incarico di accontentare Mourinho ma, al contempo, di provare a risanare parte delle finanze del club dei Friedkin. Il gm ha sin da subito lavorato in una doppia direzione, facendo corrispondere ai nuovi approdi altrettante sortite.
A differenza delle passate stagioni, sono stati fatti acquisti mirati e, soprattutto, sono state evitate cessioni indolori. L’addio di Dzeko è stato frutto di una decisione professionale del bosniaco e non la conseguenza di una ponderazione societaria. All’uscita del numero 9 è subito seguito l’approdo di Tammy Abraham che, almeno sulla carta, sembra avere tutto per colmare il vuoto lasciato dalla partenza di uno dei centravanti più forti passati per la Capitale negli ultimi venti anni.
La grande capacità di Pinto ha riguardato però soprattutto il piano epurativo, decisivo per sostenere i colpi in entrata e abbassare un monte ingaggi spropositato, frutto delle eufemisticamente miopi gestioni passate. Essa ha permesso al magnate californiano di investire ben 90 milioni di euro.
Un investimento così importante non sarebbe però stato possibile senza un importante risparmio sugli stipendi. Frutto, quest’ultimo, delle uscite dei numerosi giocatori in scadenza contrattuale e delle non poche cessioni concretizzate dall’ex Benfica tra luglio e agosto.
Pur considerando i contratti dei nuovi arrivati, parla chiarissimo lo stipendio del nuovo numero 9 giunto dal Chelsea, che con i suoi quasi sei milioni lordi rappresenta l’elemento più pagato della rosa. Una cifra importante, certo, ma comunque più sostenibile rispetto a quella garantita al bosniaco fino a qualche settimana fa. Suo allora il contratto più importante, sulla base di un guadagno di 7,5 milioni di euro lordi all’anno.
La speranza comune è di poter riuscire ora a piazzare i rimanenti esuberi presenti, magari sfruttando i mercati ancora aperti o attendendo gennaio. Con l’anelito di poter sfruttare anche gli introiti del botteghino e del percorso in Conference, Pinto sa bene che dopo Natale sarà fondamentale provare a regalare a “Mou” il tanto bramato centrocampista.
Al momento può ritenersi contento per il suo operato che ha permesso di cancellare un numero non indifferente di nomi dalla busta paga di mister Dan per un risparmio complessivo di circa 40 milioni di euro.
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