Roma, i tempi per il recupero di Spinazzola dall’infortuno al tendine d’Achille sembrano più lunghi del previsto.
Il terribile infortunio accusato da Leonardo Spinazzola nel match tra Italia e Belgio, valevole per i quarti di finale dell’Europeo, sembrerebbe più grave del previsto. Gli accertamenti effettuati hanno confermato la rottura sottocutanea del tendine d’Achille sinistro.
Nella giornata odierna, Spinazzola volerà in Finlandia, dove sarà operato dal professor Sakari Orava, uno dei luminari per questo tipo di interventi. Lo stesso giocatore però non si è lasciato abbattere da quello che è successo.
“Purtroppo sappiamo tutti come è andata ma il nostro sogno azzurro continua e con questo grande gruppo nulla è impossibile. Io vi posso solo dire che tornerò presto! Ne sono sicuro“. Questo è il messaggio che Leonardo Spinazzola ha mandato via social dopo aver lasciato ieri mattina il ritiro di Coverciano. Un grande risposta per cercare di tornare più forte di prima.
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Roma, recupero più lungo per Spinazzola
L’edizione odierna del Corriere dello Sport riporta un’intervista rilasciata al coordinatore dell’attività scientifica dell’Isokinetic, Francesco Della Villa. Per prima cosa arriva un messaggio positivo: “Non c’è nessun motivo perché Spinazzola non recuperi bene. Ha tutte le caratteristiche per un recupero eccellente“.
Però Della Villa sa che per recuperare da un infortunio al tendine d’Achille servirà il tempo necessario. “La media è di 200 giorni, il ritorno in allenamento è dunque più vicino ai sette mesi, mentre per la partita ce ne vorranno otto-nove“.
La rottura del tendine d’Achille che tipo di infortunio è? “Gli studi ci dicono che negli ultimi 20 anni sono in aumento nella popolazione. Non è frequente nel calciatore professionista, ma è un infortunio molto duro“.
È sempre uguale? “Per il 70% si tratta di infortuni offensivi, e poi sono infortuni di accelerazione. Ce ne sono tre tipi. Accelerazione da fermo, una sorta di stop and go. Un infortunio del genere l’ha avuto Beckham. Il secondo tipo è l’accelerazione in movimento, in questo caso il giocatore sta già correndo. Come Spinazzola. Il terzo è l’accelerazione verticale, cioè mentre si salta. Questi infortuni colpiscono più frequentemente l’arto non dominante“.
Dopo l’intervento? “Innanzitutto l’82% dei casi torna a giocare ma, siccome l’infortunio è raro, l’esperienza per il trattamento post chirurgico è minore. Bisogna fare quello che si fa con il crociato: riabilitazione su criteri progressivi“.