Le prime parole da allenatore della Roma di José Mourinho, il quale ha parlato anche del calciomercato.
Primo giorno a Roma e alla Roma per José Mourinho, arrivato quest’oggi dal Portogallo a Fiumicino. Bagno di folla dei tifosi giallorossi che lo hanno accolto sia all’aereoporto che a Trigoria. Il tecnico giallorosso ha lasciato un’intervista pubblicata sulla pagina Facebook ufficiale del club capitolino. “Sono entusiasta sin dal primo giorno, e sono sincero quando dico sin dal primo giorno. Da quando ho incontrato Tiago ho avuto subito delle buone sensazioni e questo signicica molto per me. Il mio entusiamos si basa sulle conversazioni che abbiamo avuto, sulle idee che ci siamo scambiati, ma anche a qualcosa a cui io do molto valore, le sensazioni umnane, l’empatia. Sin dal primo giorno ho aspettato che arrivasse il mio primo giorno a Roma”.
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Inizia la preparazione, un periodo in cui si inizia a dare forma alla squadra secondo i propri desideri. Quali sono gli aspetti principali che cercherà di curare?
Per prima cosa, aspetterò che arrivino dei regali. Spero che la proprietà e Tiago Pinto mi facciano dei regali, perché ne sarei contento. Sarebbe uno stimolo in più per me. E mi darebbe un maggiore potenziale da sviluppare, con il quale iniziare il processo.
Ma, indipendentemente da questo, la nostra preparazione si articolerà in diverse fasi. I giocatori arriveranno un po’ alla volta. Chi ha disputato gli Europei ovviamente arriverà più tardi. Arriveranno in diversi momenti, a seconda di quanto le rispettive nazionali andranno avanti nel torneo. Sarà un ottimo momento per me per conoscere i giocatori più giovani. Perché inizieremo la preparazione con diversi giocatori aggregati alla squadra. Chiaramente, alcuni di loro hanno giocato alcune partite e hanno avuto alcuni minuti nelle ultime gare della stagione. Per me è stato utile per conoscerli meglio in un contesto che è certamente diverso da quello della Primavera. Voglio guardare come si comportano, voglio creare un rapporto con loro. Voglio che ci sia collaborazione con il settore giovanile. Perché per un allenatore non c’è cosa migliore che portare alcuni giovani in prima squadra. Giocatori che abbiano assorbito la cultura del club. Spero che in futuro possa succedere sempre più spesso. Ma facciamo una cosa alla volta. Tutte le partite che disputeremo durante la preparazione serviranno per farci crescere. Inizieremo a far giocare ogni calciatore per 45 minuti. Non guarderemo il risultato della partita. Giocheremo contro squadre più forti e squadre che sono uno o due passi avanti a noi perché hanno iniziato ad allenarsi prima di noi e quindi si trovano in una fase diversa della preparazione. Svilupperemo la squadra un passo alla volta. Porterò con me un piccolo gruppo di persone. Non sono il tipo di allenatore che invade un club con moltissimi collaboratori. Penso che non sia giusto. Penso che chi lavora nel club debba avere la possibilità di dimostrare il proprio valore. Di dimostrare il senso di appartenenza al club e la capacità di adattarsi a un nuovo allenatore e a un nuovo corso. Quindi, cerchiamo, tutti insieme, di creare, e questa è la cosa più importante, una squadra. E quando dico una squadra, non intendo soltanto gli 11 giocatori che scendono in campo. Intendo che il club deve essere una squadra. Tutti devono sentirsi parte della squadra. Tutti devono pensare: “Voglio dare il massimo per la mia squadra.” Tutti devono essere contenti quando si ottiene un buon risultato e tristi quando il risultato è negativo. Ma tutti devono sentirsi parte di una squadra.
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Sono state quelle sensazioni umane alle quali fai riferimento che ti hanno convinto che questa fosse l’opportunità giusta al momento giusto?
Sono state le sensazioni umane, ma anche le idee, le informazioni, le domande e le risposte da entrambe le parti. Dopo il primo colloquio ho avuto la sensazione che questo non è il progetto dei Friekdin, di Mourinho o di Tiago Pinto, ma il progetto dell’AS Roma, questo è quello che ho pensato. Conosco la realtà dei fatti. Abbiamo terminato a 29 punti dalla capolista a 16 punti dal quarto posto. Ma un club non si giudica dall’ultima stagione, un club si giudica da un punto di vista più ampio, so molto bene cosa sia l’AS Roma. Conosco la tifoseria, conosco la passione, quello della Roma è un progetto con il quale la proprietà intende lasciare un’eredità per gli anni a venire, intende fare qualcosa di importante per il club, lavorare a un progetto che sia sostenibile. Vuole creare le basi per il successo. Spero che questo possa arrivare mentre io sono qui, perché il contratto che ho firmato è un contratto triennale. Magari sarà solo il primo contratto, forse un giorno ne fimrerò un secondo. Spero che i risultati del nostro lavoro si possano vedere mentre io sarò qui, voglio davvero che questo accada. Ma affrontiamo una cosa alla volta. Sono molto contento di far parte di questo progetto, quello dell’AS Roma. Vogliamo creare una Roma vincente, ma anche un futuro vincente. Non vogliamo che il successo sia un momento isolato. Un momento che tutti si godranno, ma vogliamo che ci siano conseguenze positive. Vogliamo creare qualcosa che duri nel tempo, come vuole la proprietà, per garantire al club stesso un futuro di successo. Lo facciamo per il club, per i tifosi, per il futuro e io sono pronto. Sono entusiasta, voglio accelerare questo processo. E’ per questo che dico che spero che potremo vedere dei risultati, prima della fine del mio contatto. Non è nella mia natura aspettare troppo tepo prima di raccogliere i frutti. Voglio accelerare il processo. E spero che tutti insieme potremo ottenere dei risultati il prima possibile.
C’è grande fermento in Italia per il tuo ritorno, sono passati più di 10 anni dall’ultima. Pensi di essere cambiato come allenatore da quella volta?
Sono migliorato molto. Dico sul serio, sono un allenatore migliore, perché penso che questo stia in un lavoro in cui l’esperienza conti molto. Dopo aver vissuto cosi tante esperienze, imparato dai momenti positivi e negativi sono molto più preparato rispetto al passato. E’ un lavoro in cui si può solo migliorare, fino a quando non perdi gli stimoli, ma questo non è il mio caso. Un conto è arrivare qui per la prima volta, dove dovevi imparare moltissime cose. Conosco la cultura italiana, so qualche cosa anche della Roma, perché quando allenatvo in Italia la Roma era la mia antagonista, lottava con noi.
Abbiamo visto su Instagram che ti sei preparato molto
Mi sono preparato molto. Non posso dire e non voglio dire cosa ho fatto ma mi sono preparato molto. E’ il mio lavoro. Devo sapere più cose possibili, stiamo facendo molte riunioni, stiamo parlando molto e stiamo cercando di cambiare alcune cose nel club, così quando arriverò a Trigoria gli spazi saranno più adeguati rispetto alle nostre idee, alle nostre necessità. Il club è molto disponibile, tutti sono molto aperti e collaborativi. Io dico sempre che arrivi a conoscere un giocatore quando ci lavori insieme. Ma sto cercando di conoscere più cose possibili, ma solo quando sarai con loro in campo, quando li tocchi, li guardi negli occhi, quando percepisci la situazione, quando vivi momenti positivi e da li che inizi a conoscerlo.
L’annuncio del tuo arrivo ha galvanizzato i tifosi. Omaggi in tutta la città. Ha galvanizzato anche te?
Il modo in cui hanno reagito le persone… non penso di meritarmelo, perché non ho fatto ancora nulla per loro. Ovviamente mi ha emozionato. Ero contento, grato. Ora ho una responsabilità ancora maggiore perché non posso deludere gli appassionati. Posso solo dire che quello che hanno fatto per me prima he io avessi fatto qualcosa per loro non può che darmi una motivazione ulteriore. Tornando al primo giorno, alla prima conversazione, la proprietà la pensa allo stesso modo. Farò di tutto per ripagare, sul campo, tutto l’affettto e la passione che mi hanno dato, li ringrazio.
Inizia la preparazione, un periodo in cui si inizia a dare forma alla squadra secondo i propri desideri. Quali sono gli aspetti principali che cercherà di curare?
“Per prima cosa, aspetterò che arrivino dei regali. Spero che la proprietà e Tiago Pinto mi facciano dei regali, perché ne sarei contento. Sarebbe uno stimolo in più per me. E mi darebbe un maggiore potenziale da sviluppare, con il quale iniziare il processo.
Ma, indipendentemente da questo, la nostra preparazione si articolerà in diverse fasi. I giocatori arriveranno un po’ alla volta. Chi ha disputato gli Europei ovviamente arriverà più tardi. Arriveranno in diversi momenti, a seconda di quanto le rispettive nazionali andranno avanti nel torneo. Sarà un ottimo momento per me per conoscere i giocatori più giovani. Perché inizieremo la preparazione con diversi giocatori aggregati alla squadra. Chiaramente, alcuni di loro hanno giocato alcune partite e hanno avuto alcuni minuti nelle ultime gare della stagione. Per me è stato utile per conoscerli meglio in un contesto che è certamente diverso da quello della Primavera. Voglio guardare come si comportano, voglio creare un rapporto con loro. Voglio che ci sia collaborazione con il settore giovanile. Perché per un allenatore non c’è cosa migliore che portare alcuni giovani in prima squadra. Giocatori che abbiano assorbito la cultura del club. Spero che in futuro possa succedere sempre più spesso. Ma facciamo una cosa alla volta. Tutte le partite che disputeremo durante la preparazione serviranno per farci crescere. Inizieremo a far giocare ogni calciatore per 45 minuti. Non guarderemo il risultato della partita. Giocheremo contro squadre più forti e squadre che sono uno o due passi avanti a noi perché hanno iniziato ad allenarsi prima di noi e quindi si trovano in una fase diversa della preparazione. Svilupperemo la squadra un passo alla volta. Porterò con me un piccolo gruppo di persone. Non sono il tipo di allenatore che invade un club con moltissimi collaboratori. Penso che non sia giusto. Penso che chi lavora nel club debba avere la possibilità di dimostrare il proprio valore. Di dimostrare il senso di appartenenza al club e la capacità di adattarsi a un nuovo allenatore e a un nuovo corso. Quindi, cerchiamo, tutti insieme, di creare, e questa è la cosa più importante, una squadra. E quando dico una squadra, non intendo soltanto gli 11 giocatori che scendono in campo. Intendo che il club deve essere una squadra. Tutti devono sentirsi parte della squadra. Tutti devono pensare: “Voglio dare il massimo per la mia squadra.” Tutti devono essere contenti quando si ottiene un buon risultato e tristi quando il risultato è negativo. Ma tutti devono sentirsi parte di una squadra”.
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