Dopo mesi di attesa è arrivata la risposta del Procuratore Federale in merito al caso ‘tamponi’ Lazio, per non aver “tempestivamente comunicato alle Asl competenti la positività al COVID-19 di 8 tesserati, riscontrata, in data 27 ottobre 2020, a seguito dell’effettuazione dei tamponi cd. Uefa del 26 ottobre 2020, in vista dell’incontro di Champions League Brugge-Lazio del 28 ottobre 2020”, recita il comunicato della FIGC. L’accusa, dunque, è quella di “non aver provveduto a far rispettare o comunque per non aver vigilato sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità sanitarie locali competenti”.
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Tamponi Lazio, deferito Lotito
Il Procuratore Federale ha deferito la Lazio, il suo presidente, Claudio Lotito, e i medici sociali Pulcini e Rodia per responsabilità diretta, oggettiva e propria nella “Mancata Osservanza dei Protocolli Sanitari”. Non c’è stata comunicazione, tantomeno concordato con le Asl locali le modalità di isolaemento fiduciario dei singoli casi (tesserati) del Gruppo Squadra, e di conseguenza anche la quarantena degli altri negativi. “Nessuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cd. ‘contatti stretti’ dei tesserati risultati positivi al Covid-19”. Le stesse accuse vengono indicate anche per l’altra partita di Champions League, vale a dire Zenit San Pietroburgo-Lazio.
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Caso tamponi Lazio, situazione Immobile e cosa rischia
Per quanto riguarda l’attaccante Ciro Immobile, si accusa di non averlo sottoposto a “obbligatorio periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni”, visto che poco dopo, lo stesso, era sceso regolarmente in campo contro Torino e Juventus. La Lazio, ora, potrà difendersi davanti al Tribunale Federale. Cosa rischia la Lazio? Si va da un’amenda semplice, ad una con diffida e conseguente penalizzazione in campionato, in base alla gravità del fatto accaduto.