CASO PETRACHI ROMA PALLOTTA DICHIARAZIONI – L’ex direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi continua ad esporre la sua versione dopo il licenziamento subito dalla società giallorossa, dell’allora presidente James Pallotta. L’ex diesse del club capitolino ha parlato ai microfoni di ‘Sportitalia‘ confermando la sua posizione e svelando anche altro.
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Sui fatti di Sassuolo, quando all’intervallo era andato negli spogliatoi
Non credo che tutti i problemi siano nati in quella partita, anzi è una cosa che rifarei quella di scendere negli spogliatoi come accaduto quella ‘famosa’ volta. Il direttore sportivo ha diritto di mettere parola, io volevo nel mio piccolo far capire che stavamo perdendo la dignità che ci stava rimanendo. Nel secondo tempo poi abbiamo rischiato di pareggiare, il discorso motivazionale può aiutare, se un direttore non lo fa può stare a casa o guardare la partita nello sky box.
Col senno del poi avresti parlato il lunedì invece che a caldo nell’intervallo di Sassuolo-Roma?
Le dinamiche di spogliatoio sono molto particolari, si tratta di un evento che accade una volta all’anno, non è vero che ho litigato con Fonseca. Paulo ha affrontato altre tematiche, io non ho fatto niente di così particolare, ho solo dato voce alla società che non era contenta di quello che stavamo facendo in campo. Lo rifarei altre mille volte.
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Sul carattere del ds, avresti cambiato qualcosa anche nel rapporto col presidente?
È vero sono un po’ permaloso, sono del sud e penso sia un carattere comune. Sono un po’ deluso del fatto di non aver avuto un contatto diretto con Pallotta, ero subordinato. Con Cairo ad esempio ce l’avevo, anche se non è finita bene, ci ho rimesso dei soldi e sono dovuto giungere a compromessi, ma non c’erano le prospettive per andare oltre. Come nei rapporti d’amore le storie finiscono e il mio rapporto con Cairo era finito, non avevo più niente da dare.
Ed infine sul rapporto con Pallotta
Successivamente c’è stato uno scambio di messaggi con lui e ci siamo chiariti, anche se a causa di alcune sue frasi ai media non ho potuto lavorare perché era come se mi stesse distruggendo, non dandomi potere poi all’esterno vieni travolto. Doveva correggere alcune cose nel suo modo di fare. Il contenuto del messaggio inviato al presidente non sarebbe cambiato. Magari avrei chiamato il presidente a costo di dirgli che dovevo parlargli. Tra di noi c’è stato uno scambio di messaggi cordiali. Nel messaggio gli feci presente che se lui mi discriminava dal punto di vista mediatico mi avrebbe tolto la forza per governare la sua società.
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