Stadio Roma, oltre ai discorsi tecnico-societari, in queste ultime settimane si è parlato tanto della questione riguardante il nuovo impianto che dovrebbe sorgere nell’area di Tor di Valle.
Inizialmente hanno cominciato a circolare alcune notizie che volevano i Friedkin alle prese con le pressioni di alcuni imprenditori romani, impegnati a convincere i nuovi proprietari giallorossi sullo spostamento del progetto in un’altra zona. Cosa non facile da fare, soprattutto perché significherebbe buttare all’aria 7 anni di lavoro e 80 milioni di euro già spesi.
Negli ultimi giorni invece è andato in scena il botta e risposta tra il Campidoglio e la Regione Lazio, da dove è arrivata una secca smentita alle parole della sindaca Raggi in merito a un accordo tra i due Enti per il via libera definitivo al progetto.
In tutto ciò, ieri, il CEO Guido Fienga ha espresso la sua opinione in merito alla questione, dando una indicazione abbastanza significativa sullo stato d’animo attuale della società capitolina.
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Fienga è intervenuto, coma riportato da Il Tempo, al convegno “SportLab, il futuro dell’industria dello sport” promosso da “Stadio” e “Tuttosport” per la ricorrenza dei 75 anni delle due testate sportive. Il dirigente della Roma si è rivolto, in maniera abbastanza chiara, al Comune e alla Regione dichiarando: “Abbiamo sempre rispettato pazientemente il lavoro delle istituzioni” però “sapere che un’opera può essere completata dopo 12 o 13 anni mina la tenuta del piano stesso e questo mette in crisi qualunque investitore nelle sue capacità”.
Anche perché senza lo stadio di proprietà “non siamo in grado di aprire alcun business collaterale e attivare tutto ciò che altre squadre che noi abbiamo l’ambizione di raggiungere e con cui vogliamo competere possono fare e su cui sviluppano quote di fatturato altissime”.
Fienga ha anche spiegato che “lo stadio non è solo un contenitore, ma un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere. Nelle top 20 squadre europee, quelle che hanno mostrato una crescita anno su anno sono state solo quelle con lo stadio di proprietà. Non facilitare la costruzione di un impianto significa tagliare le gambe a un club sulle possibilità di sviluppo. Non dobbiamo sorprenderci che dopo 10 anni una squadra che non ha questa possibilità perde la percezione del suo brand. Su un piano europeo, l’agibilità e la qualità degli stadi è uno dei fattori chiave per far parte di queste competizioni. Lo stadio non è un vezzo che una società deve avere. La situazione della Roma è ancora più penalizzante perché dispone di uno stadio 2 giorni ogni 15. Vogliamo investire come gli altri”.
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