Roma, il difensore brasiliano Roger Ibanez ha rilasciato una lunga intervista a Roma Tv in cui ha dichiarato di aver capito il grande amore che c’è intorno ai colori giallorossi guardando il derby da spettatore: “Non ho avuto ancora modo di giocare davanti all’Olimpico pieno, ma ho visto il derby da spettatore e ho capito quanta passione c’è intorno alla squadra”
Ecco le altre risposte di Ibanez durante il corso dell’intervista:
Avresti pensato che a questo punto della tua carriera saresti arrivato giá in club europeo importante come la Roma?
Ho lavorato duramente per questo, ma non avrei pensato di arrivare così presto in un club come la Roma.
Raccontaci il tuo percorso.
Sono stato alla Fluminense per un anno e mezzo, prima ho giocato in alcune squadre delle serie minori brasiliane: una era collegata al mio procuratore e l’altra si trovava nel Nord-Est e si chiamava Sergipe. Dopo sono passato all’Atalanta e adesso sono alla Roma.
Hai notato qualche differenza tra il campionato brasiliano e quello italiano?
Molte. Un esempio è che l’intensità è molto diversa rispetto al Brasile, ci sono anche differenze per quanto riguarda l’intelligenza, la tecnica e pure nel ritmo dei giocatori.
È più difficile, più facile o semplicemente diverso?
Diverso. E’ un po’ più difficile, ma è semplice adattarsi.
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Com’è nata la tua passione per il calcio?
Grazie a mio padre quando ero piccolo. Lui giocava, ha avuto anche la possibilità di diventare professionista, ma in quei tempi era molto difficile e quindi ha deciso di restare a casa per aiutare la famiglia. Quando ero piccolo usciva e andava a giocare “topless”, come diciamo in Brasile. Andavo sempre a vederlo, ecco da dove nasce la mia passione.
Come ti sei ambientato a Roma? Non è stato facile durante il lockdown.
Sono arrivato e due o tre settimane dopo è iniziata la pandemia, è stato un po’ più difficile. Dopo aver lasciato Bergamo, la pandemia ha colpito molto duramente la città, io sono riuscito a partire prima, ma quando sono arrivato qui ci sono stati dei casi positivi e questo ha reso le cose più difficili. Ambientarsi è stato semplice, perché ci sono altri brasiliani nel club e questo mi ha aiutato molto. Conoscevo già un po’ di italiano e anche quello ha aiutato. La squadra era ed è fantastica, mi hanno accolto a braccia aperte ed è stato meraviglioso. Mi sono adattato bene.
Devi esserti inserito bene per forza perché ho visto che hai un tatuaggio della Roma sul braccio. L’hai fatto di recente?
L’ho fatto quando giocavo alla Fluminense. È stato il mio secondo tatuaggio, il primo è stato un leone e il secondo un lupo. È un animale che mi piace molto. Non sta mai da solo, ma sempre in gruppo e questo mi motiva.
E’ stata una sorta di premonizione? Già ti immaginavi che avresti giocato nella Roma
“Forse. E’ un club meraviglioso e lo stemma è bellissimo, da qui il lupo. Tutto torna”.
Grandi giocatori brasiliani come Paulo Roberto Falcao, Cafu e Aldair hanno giocato per la Roma lasciando un ricordo indelebile. Ti senti stimolato a proseguire sulle loro orme?
Sì. Falcao viene da dove vengo io, dal sud. Ha giocato per l’Internacional e lì è un idolo. Lo è anche per me. Hanno fatto la storia qui e cercherò di farla anche io, a modo mio. Se dovesse succedere ringrazierò Dio.
Ci sono giocatori che prendi come riferimento?
Direi di sì, ma comunque cerco di non pensare a loro e di fare le cose a modo mio e di dare sempre il massimo.
Sai già di essere una giovane stella. Cosa pensi in proposito?
Sono contento che i tifosi mi trattino in questo modo e che mi abbiano accolto così. Farò di tutto per cercare di continuare su questa squadra.
Pensi che la disciplina sia importante nel calcio per arrivare ai massimi livelli?
La disciplina fa parte della quotidianità di ogni sportivo ed è molto importante. Non solo in per quanto riguarda l’alimentazione ma anche in termini di lavoro e dedizione.
Ti tieni alla larga dai ristoranti?
Cerco di mangiare a casa, il cibo dei ristoranti è delizioso ed è davvero difficile non mangiare la pasta.
C’è un posto a Roma che ti ha tolto il fiato?
Il Colosseo. Ci sono stato da poco per fare delle fotto insieme alla mia ragazza. Aspettiamo una bambina quindi ci siamo fatti delle foto ed è stato bellissimo farle al Colosseo.
Non ha rapito solo il tuo cuore ma anche quello della tua ragazza quindi… Come chiamerete vostra figlia?
Antonella, un nome italiano.
Quindi Roma vi ha davvero conquistati?
Sì.
C’è qualcosa nella cultura brasiliana che porti sempre con te?
S’, il chimarrao. Abbiamo cercato le erbe su internet, ma tutto il resto l’ho portato dal Brasile. Ce l’ho sempre con me.
C’è qualcosa della cultura italiana e romana che vorresti portare per sempre con te?
Sì, il cibo è eccezionale, direi la carbonara, perché è un piatto romano e mi piace molto.
Non è un segreto che i tifosi della Roma siano molto appassionati alla loro squadra. Cosa pensi dei tifosi?
Come hai detto sono molto caldi. Purtroppo non ho ancora potuto giocare davanti a loro, ma quando sono arrivato qui ho potuto vedere il derby. E’ finito 1-1 ma sono stati incredibili. Erano fantastici.
Come ti hanno accolto all’aeroporto?
C’erano moltissimi giornalisti e anche dei tifosi. Mi stavano vicino dicendomi di dare tutto, cosa che io faccio sempre.
Sei d’accordo se dico che la Roma ha i migliori tifosi d’Italia?
Sono d’accordo, fanno il tifo per me. Sono eccezionali.
Quando ti sei reso conto di aver coronato uno dei sogni più grandi della tua vita da calciatore?
Ci ho pensato quando ho esordito da professionista con la Fluminense. Ho capito di avere tutte le carte in regola e toccava a me continuare sodo.
Qual è il prossimo sogno?
Fare parte della nazionale maggiore. E’ il mio obiettivo e sto lavorando per quello.
Pensi che ci riuscirai?
Sì, ma devo lavorare duramente affinché accada.
Hai qualche episodio della carriera che ha segnato anche la tua vita?
Ce ne sono stati due nella mia carriera: una semifinale di Copa Sudamericana e la Taca Rio, vinta con la maglia della Fluminense.
Come è stato?
La semifinale di Copa Sudamericana era contro il Nacional e siamo andati in trasferta dopo aver pareggiato l’andata 1-1. Dovevamo vincere per passare il turno e ci siamo riusciti. Ma fuori dallo stadio ci stavano aspettando i tifosi avversari. Ci hanno lanciato vetri, pietre, hanno distrutto il nostro pullman. Mi è rimasto impresso perché abbiamo vinto e sentire quella tensione e quella paura ci ha reso ancora più pronti.