Durante il consueto appuntamento sulle frequenze virtuali di Non è la Radio, nella trasmissione ‘Febbre da Roma’ – condotta da Danilo Conforti e Riccardo Filippo Mancini – è intervenuto l’ex attaccante Simone Tiribocchi. Ecco le sue parole:
Come hai passato questo periodo?
Sempre a casa con la famiglia, è stata lunga, ho un bambino di 7 anni. Abbiamo fatto i suoi compiti cercando di non farlo annoiare, abbiamo dedicato tanto tempo a lui. Siamo stati a casa dai primi di marzo fino alla scorsa settimana, siamo stati molto ligi. Adesso si riparte, piano piano e cercando di essere bravi.
Tu collabori con il Monza e sappiamo che la Serie C, per vari motivi, si è fermata subito. Cosa ne pensi?
Sono situazioni molto particolari a vederle da fuori anche per chi deve decidere. La serie A adesso riprende, anche la B, la C era stata fermata perché non tutte le società potevano permettersi di rispettare tutti i protocolli e sostenere le spese, ora sembra che si possa ripartire. Interrompere un campionato è sempre difficile, era stata una scelta coraggiosa e l’avevano fatta. Adesso è stata rimessa in discussione, vediamo cosa succederà. Se davvero ci saranno i play-off a scelta, ossia chi potrà li farà, ho visto che molte squadre hanno aderito a questa proposta, è una soluzione che può essere giusta. Ma è giusto che chi è arrivato primo vada in serie B perché ha fatto un campionato importante.
Cosa ne pensi del nuovo start della serie A? Sono stati mesi difficili per il nostro calcio
Io ho sempre creduto potesse ripartire, non per egoismo o per prendere alla leggera una cosa che è stata catastrofica, ma perché il calcio è una industria importante in Italia. Se ci sono le possibilità di farlo ripartire in sicurezza in un paese che sta superando questo maledetto virus, il calcio ti fa anche pensare ad altro oltre a portare lavoro. Bisogna fare le cose per bene, viene fuori anche l’uomo, l’intelligenza: ne stiamo vedendo poca in questi momenti. Lo stato ti apre, ti mette nelle condizioni di poter fare ma c’è chi se ne approfitta…bisogna avere sempre un occhio di riguardo. Nel calcio è la stessa cosa, si riparte con le dovute precauzioni del momento.
Volevo chiederti un pensiero sulla Roma e su mister Fonseca
Fonseca si è presentato bene, la squadra è partita benissimo poi ha avuto qualche difficoltà e tanti infortuni. Poi anche qualche calciatore non ha fatto il salto di qualità che si attendeva, magari perché giovani, vuoi perché giocare a Roma è difficile, vuoi perché magari sopravvalutati nelle richieste. Però Fonseca è un ottimo allenatore, mi piace quando va in sala stampa quando deve analizzare le partite, come le prepara, ho visto che anche i calciatori da subito gli hanno dato fiducia. E’ normale però che la Roma sia lontana dalle prime quattro, sotto tanti aspetti, non solo per la classifica. Su questo influisce anche il discorso societario, sembra che la società stia per essere ceduta poi invece no, poi la questione Stadio, non è facile lavorare in un ambiente così anche se sono ad altissimi livelli.
C’è qualche giocatore, escluso Zaniolo, che ti piace particolarmente? Magari un giovane
Sono quasi tutti giovani (ride ndr), tranne qualcuno. Quest’anno vedevo molto meglio Kluivert rispetto l’anno scorso. Giovane, arrivato con un cognome pesante e non è facile. L’ho visto molto meglio quest’anno, sulla continuità. Poi peccato per gli infortuni che hanno rallentato la crescita. Stava facendo proprio bene al momento dello stop. Lui è migliorato tanto, invece uno come Under che doveva dimostrare di essere da Roma ha faticato. Sai quando hai questi giovani talentuosi serve continuità, nel momento sia positivo che negativo. Magari perdi delle partite, non per colpa loro, e tutto viene messo in discussione. Se hai un progetto devi portarlo avanti con coraggio.
Hai affrontato la Roma diverse volte, hai un aneddoto su Totti?
Con Totti ci ho fatto il militare, se vuoi un aneddoto. Ci ho fatto il CAR a Pesaro, poi essendo simpatizzante della Roma averlo lì era veramente bello. Facevamo anche le partite a calcetto, io già giocavo, ero a Savoia a mio primo anno da professionista. Lui ha due anni più di me, l’ho visto i primi giorni poi andava e tornava perché gli impegni con la Roma erano tanti. L’ho rivisto anche alla Cecchignola…Diciamo che quando lo affrontavo in campionato, non solo lui ma la Roma proprio, ti dava quel qualcosa in più. Mi ricordo la prima volta che ci ho giocato contro ero al Chievo, e ho anche fatto gol, mi sudavano tantissimo le mani, ma tanto tanto, ero molto emozionato, più che con qualsiasi altra squadra, e questo mi è rimasto impresso.
Tu hai giocato all’Atalanta: pensi che la squadra bergamasca ripartirà come prima dello stop o sarà frenata?
Penso di no, l’Atalanta oramai è una realtà, non è stato un caso il campionato scorso e nemmeno quello di questo anno o di due anni fa. La squadra ha una sua mentalità, una sua identità e quando sta bene è difficile da affrontare per chiunque, dalla prima all’ultima. Loro basano molto il loro gioco sull’aspetto fisico perché vanno a pressare a uomo a tutto campo, vogliono vincere i duelli, se loro lavoreranno bene adesso penso che l’Atalanta possa fare bene e andare a puntare anche il terzo posto.
Cosa pensi invece della lotta scudetto? Sarà tirata fino all’ultimo match?
Si, se la lotteranno fino alla fine, quando si ripartirà sarà dura per tutti. La Juventus ha la rosa più lunga, la Lazio secondo me ha giocatori titolari più decisivi in questo momento. Molto dipenderà anche da come stanno questi giocatori che possono risolvere le partite. Però la Lazio in campionato ha vinto contro la Juve e anche in Supercoppa quindi darà fastidio alla Juve fino alla fine. Le prime partite saranno decisive, se le sbagli diventa difficile.
Cosa ne pensi del calendario e degli orari? Quanto è difficile per un calciatore giocare a ritmo così elevato?
Conta molto l’aspetto mentale, a volte si creano problemi che non esistono. Si ingrandiscono cose che si possono risolvere. Vero che farà caldo, ma vero anche che per le tv, quando giocavo io, si giocava in inverno alle 20.30 e sembrava impossibile poterlo fare, ma si è fatto e abbiamo giocato. L’orario ci si passa sopra, per me non è un problema. Se si può cambiare meglio, ma per lo spettacolo più che per i calciatori, se no si gioca. Per quanto riguarda le rose giocare ogni tre giorni è una cosa mentale, sicuramente per chi ha rose ridotte è un handicap, perché c’è chi cambia 3, 4 o 5 giocatori a partita e non cambia la forza della squadra. Aggiungo che secondo me i 5 cambi non verranno utilizzati molto dagli allenatori, perché favorisce le squadre più forti e se scambi 5 giocatori ammetti di aver sbagliato la formazione iniziale.
Se tu fossi un dirigente della roma chi acquisteresti?
Non lo so perché secondo me la Roma di talenti ne ha. Se tu hai gente di talento devi dargli continuità. La cosa che ho visto nel corso degli anni è che la Roma comprava tanti giocatori forti poi dopo un anno fatto bene venivano ceduti, quindi io posso anche prenderne uno forte, sognando, però poi se fa bene lo rivendono. Magari prenderei qualche talento in meno ma darei continuità, altrimenti diventa difficile.
Ultima curiosità: perché hai scelto il numero 90 quando giocavi?
Io nasco 9, centravanti, lo ho anche tatuato. Poi ho cambiato quando si è potuto fare. Intanto mi avvicinavo al peso (ride ndr) poi, il 90 nel calcio torna tantissimo come i minuti di una partita, ma posso citare anche tante altre cose come la paura, il programma televisivo che faceva i servizi sulle partite. Riempiva di più la magia dai, era bello. Adesso ce ne so tanti ma quando giocavo io eravamo pochi, era un numero sicuramente esclusivo.
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