Nessuno potrà mai dimenticare quanto Eusebio Di Francesco abbia fatto per la Roma, prima da giocatore e poi come allenatore, riuscendo ad arrivare in semifinale di Champions League. Un rimpianto difficile da mandare giù. Sulle pagine della Gazzetta dello Sport ha parlato di passato, presente e anche del suo futuro. E ovviamente ha parlato soprattutto dei suoi ultimi anni nella capitale.
L’ex allenatore giallorosso negli ultimi tempi è stato punzecchiato da Pastore, ma le parole dell’argentino non lo hanno ferito. «Anche quest’anno si è visto che il problema principale è fisico. Non abbiamo avuto un buon rapporto, ma non riesco ad avere rancore per certe sue dichiarazioni. Non è riuscito a rendere come ci si aspettava, ho visto che anche quest’anno aveva grande voglia ma non gioca da mesi».
Dopo aver sottolineato gli ottimi rapporti con Monchi e con la dirigenza giallorossa, Fienga su tutti, Di Francesco ha anche detto di come non fosse vero che il gruppo dei giocatori fosse spaccato al momento del suo esonero. «Anche quando la società ha deciso di mandarmi via alcuni giocatori hanno fatto di tutto per far cambiare idea a Pallotta, che prese la decisione. Con il presidente mi sono sentito qualche giorno dopo l’esonero, le sue parole mi hanno fatto piacere».
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Così come l’ex centrocampista ha parlato anche della vicinanza di Totti. «Il fatto che sia stato lui a scegliere Ranieri ha fatto pensare che non fosse vicino a me. Non è stato così. Era l’uomo della società e l’amico dell’allenatore, mi ha sempre sostenuto, fino alla fine. Poi ha dovuto scegliere Ranieri perché faceva parte del suo ruolo. Qualcuno ci ha speculato, ma i nostri rapporti sono tuttora buoni. Aveva la capacità di farmi capire le sensazioni dello spogliatoio, che conosceva bene, sa distinguere i giocatori di qualità, è un intenditore. Aveva una grande capacità di sdrammatizzare e trovare il sorriso nei momenti difficili. L’ironia è una delle più grandi qualità» ha detto ancora Di Francesco al quotidiano rosa.
Un pensiero anche sulla Roma attuale quella di Paulo Fonseca: «Lo ritengo un buon allenatore. Tra la sua squadra e la mia cambiano alcune situazioni tattiche legate ai movimenti degli attaccanti, ma è una squadra che vuole fare la partita come la volevamo fare noi. Non so quale sia la ricetta giusta, ma è importante la continuità tecnica che riguarda allenatore e giocatori. E’ fondamentale per la crescita di una squadra»