L’ex centrocampista della Roma Pizarro in una lunga intervista al Corriere dello Sport fa una previsione clamorosa su Luciano Spalletti.
Ecco i passaggi dell’intervista in cui David Pizarro ha parlato della Roma.
Quando si riprende? In Italia il dibattito è acceso.
«Il campionato di Serie A per me è finito. Che senso ha continuare mentre le persone soffrono? Lo scudetto dovrebbe essere cucito sui camici dei dottori che rischiano la vita per salvarci».
E da lontano che le sembra della Roma?
«Non la capisco. A volte è straordinaria, a volte si perde nelle sciocchezze. Di sicuro la situazione societaria non aiuta. Non si capisce chi comandi: Londra, Trigoria, Stati Uniti. E ora questa trattativa, boh».
Un calciatore risente dell’incertezza sul futuro?
«Certo. Io ci sono passato nel 2011. Non è facile giocare sereni quando non sai cosa farai e dove sarai pochi mesi dopo. E’ strano leggere tutte le estati lo stesso ritornello: anno zero. Ma anno zero di che? Una società come la Roma deve sempre puntare a vincere».
Perché si è legato così tanto alla Roma? Ha giocato anche con Udinese, Inter, Fiorentina. «Semplice. Rimasi stregato la prima volta, entrando all’Olimpico. Era l’anno dello scudetto. Io andai in panchina e vidi Totti segnare quel gol al volo contro noi dell’Udinese. Da quel momento ho fatto il giro largo, solo per una scelta di Pozzo. Siccome Spalletti andò via da Udine litigando con tutti, il patron mi disse che non mi avrebbe mai venduto a una squadra di Luciano. Così feci un anno all’Inter e poi chiesi di andare alla Roma».
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De Rossi diceva che con lei in campo, nelle difficoltà, la palla era al sicuro.
«Ah il Cabezon. Grande. Con lui ci sentiamo spesso. Ne abbiamo vissute tante insieme. Quasi tutte belle, con un solo grande rimpiant. Lo scudetto del 2010. I pianeti non si allinearono in quel campionato. E pensare che avevamo costruito un miracolo con 12-13 giocatori».
Non è stato Spalletti a creare il Pizarro regista.
«No, fu Roy Hodgson. La mia fortuna. Da trequartista in Italia non funzionavo perché quel ruolo stava scomparendo: guarda Totti e Del Piero, da rifinitori sono diventati attaccanti e goleador. Luciano fu bravo a insistere».
Perché Spalletti ha chiuso così male con Totti? «Non lo so, ma sono stupito e dispiaciuto. Quando eravamo tutti insieme, nella nostra Roma a gestione familiare, avevano un rapporto speciale. Direi privilegiato. Di sicuro è un peccato, Luciano teneva davvero ai colori giallorossi: avrebbe dovuto chiudere in un altro modo».
Dove allenerà?
«Non sarei sorpreso se in futuro ci fosse uno Spalletti-ter alla Roma».
Accidenti. Con Pizarro vice?
«Magari, chi lo sa. Ma sarebbe più giusto che tornassero prima Totti e De Rossi».
E Fonseca?
«Mi piace. E’ bravo e non ha grandi colpe sulla mancanza di continuità. Anzi ha dimostrato flessibilità nella crisi, cambiando modulo».
Alla Roma manca un Pizarro in campo.
«In effetti avrei voluto vedere un regista, nella Roma. Un Verratti, per capirci. Ero sicuro che Petrachi prendesse un calciatore come Sensi, che sarebbe stato perfetto. Ora ci vorrebbe Tonali, che è bravissimo, ma penso sia già destinato a squadre più forti economicamente».
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