In Italia il calcio si ferma, in Europa no: la speranza dell’Uefa

Il calcio in Italia si ferma. Si deve fermare, anzi, perché in questo momento di grande emergenza per il paese è scontato che le partite non si debbano giocare. Ma c’è un’eccezione, una grande eccezione: in Europa si gioca.

Aleksander Ceferin uefa
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L’Uefa infatti non ha alcuna intenzione per il momento di bloccare le competizioni e da Nyon, seppur in via informale, è arrivata la comunicazione che le partite di Champions League e Europa League si giocheranno. Anche se in alcuni casi a porte chiuse, come ad esempio Roma-Siviglia.


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L’obiettivo è quello di arrivare fino in fondo a questi tornei, tenendo tuttavia sempre d’occhio la diffusione del Coronavirus nei vari paesi. E tenendo aperta la possibilità, semmai, di giocare in campo neutro. Anche perché dopo la disputa degli ottavi di finale, ovvero dopo il 20 marzo, ci sarebbero tre settimane prima dei quarti di finale. Tempo utile per sperare che il Coronavirus faccia un passo indietro, viste le misure restrittive che si stanno prendendo in questi giorni.

Le partite a porte chiuse

Erano state già decise le porte chiuse per Valencia-Atalanta di stasera e per Inter-Getafe di giovedì, poi – per quanto riguarda le partite delle italiane – è stato deciso che anche Siviglia-Roma si giochi senza pubblico. Non ci saranno tifosi nemmeno in Psg-Borussia Dortmund di Champions League. La notizia più eclatante però riguarda Basilea-Eintracht di giovedì 19 marzo. La polizia svizzera ha deciso di non far disputare l’incontro al St. Jakob Park. Bisognerà trovare una nuova sede.

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