NOTIZIE AS ROMA INTERVISTA CALAFIORI – Nato a Roma il 19 maggio 2002, il giovanissimo Riccardo Calafiori ha già vissuto una brutta esperienza sui campi di calcio, con il grave infortunio del 3 ottobre di un anno fa (rottura di tibia e perone con interessamento di alcuni legamenti).
Dopo un anno però, il talento scuola Roma si racconta all’edizione odierna del ‘Corriere dello Sport’, parlando di quesi 12 mesi vissuti tra riabilitazione, affetto e non solo.
Dichiarazioni Calafiori
Ha mai pensato di smettere?
No. Mai, Alla clinica Villa Stuart mi dissero che avrei dovuto fare due operazioni e che forse non avrei potuto più giocare. Così sono andato a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dove si è operato anche Ibra. Lì il chirurgo mi ha rassicurato. Ringrazio anche De Rossi che mi è sta to molto vicino, da vero capitano.
Come stai convincendo Nunziata a farti portare un Brasile?
Conosco un solo modo: lavorare bene. Per l’infortunio ho saltato l’Europeo e accetterò tutte le scelte del mister. Se vorrà portare con sé quei calciatori che hanno vinto l’argento europeo in Irlanda, lo capirò. Esserci, però, sarebbe come concludere il percorso di riabilitazione mettendo la ciliegina sulla torta.
Capitolo Roma. Cosa significa per te questa squadra?
La Roma per me è tutto. È un insieme di amore, sogni, sacrifici, passione ed emozioni. Roma è casa mia, vorrei restarci per sempre. Ogni tanto penso a quanto sarebbe bello segnare e correre sotto la Curva per abbracciare i tifosi.
Il tuo idolo?
Da bambino Vucinic. Ora Kolarov, con cui ho un rapporto speciale. Sarebbe bello diventare il suo erede.
Vedere tanti giovani in Nazionale vi dà fiducia?
Zaniolo mi dice che devo raggiungerlo presto. Per quelli della mia generazione è incoraggiante vedere così tanti ragazzi in azzurro. Il ct Mancini e tutti gli staff credono in noi.