Terminata la giostra del calciomercato c’è bisogno di inventarsi nuove attività per tenere i tifosi attaccati alle loro squadre anche durante le soste delle nazionali e nelle settimane iniziali dei campionati senza coppe. A Roma, per esempio, oltre a discutere di calcio teorico e dei se e ma, tiene banco da qualche anno la questione infortuni.
Il tifoso esce dal suo rettangolo verde per entrare nelle stanze buie dell’infermeria, e via così a giudicare i medici, i preparatori, i campi di Trigoria e chi più ne ha più ne metta. Mettiamo un po’ di ordine.
L’anno scorso si sono contati più di 50 infortuni muscolari, quest’anno si è ripartiti con le stesse numeriche. Chi ha le colpe maggiori?
Partirei dai campi di gioco. Se il problema fossero i campi di gioco (e non è detto che in parte lo siano) gli infortuni muscolari sarebbero legati agli arti ed alle inserzioni muscolari con le articolazioni. Sicuramente dei campi duri appesantiscono le articolazioni (che fungono da ammortizzatori del corpo) e possono provocare microtraumi alle ossa che poi vanno a coinvolgere le inserzioni muscolari.
La Roma negli anni ha sempre dato la colpa ai suoi preparatori e, per questa ragione, li ha anche cambiati spesso ma senza riuscire a trovare la causa dei problemi. Sono arrivati scienziati di altre discipline sportive ed hanno portato metodi innovativi ma il risultato finale degli infortuni è sempre stato fuori controllo.
Vale il discorso dei preparatori, cambiati spesso ed additati come responsabili per aver accelerato il recupero degli atleti, anche se probabilmente ai medici sono imputabili maggiormente i recuperi da problemi articolari-legamentosi piuttosto che muscolari (vedi il caso Florenzi, Strootman ecc.)
Si dice che a Roma i giocatori subiscano uno stress particolare, che potrebbe in qualche modo impattare anche il loro apparato muscolare, in soldoni se sono stressato e depresso i miei muscoli reagiscono male agli impulsi del cervello e si rifiutano di lavorare a certe intensità provocando malanni. Potrebbe anche essere plausibile che qualcuno deluso e depresso dal non giocare le partite possa avere un effetto simile, ma così non si spiegano gli infortuni ai titolari.
E così da quest’anno sono tornati a lavorare gli psicologi e i motivatori. L’infortunio più frequente nella Roma coinvolge il famigerato “flessore di coscia”, non un muscolo solo ma un sistema di muscoli (ben sette, tra cui il bicipite femorale che ha messo ai box Perotti, Under e Spinazzola) che con diverse modalità cercano di lavorare come antagonisti del muscolo principale dei calciatori, ovvero il quadricipite (per intenderci, la coscia). Per lavorare in modo perfetto il muscolo agonista e gli antagonisti devono produrre la stessa potenza. In parole povere se il muscolo agonista produce più sforzo degli antagonisti, prima o poi questo scompenso genera rotture di fibre muscolari. Si è detto più volte dei responsabili sopra descritti, ma possono bastare le motivazioni succitate per spiegare questa situazione? No purtroppo.
Al banco degli imputati manca il soggetto principale, che è anche la vittima, il calciatore stesso. Ci sono degli aspetti della vita di un calciatore che vanno tenuti sotto controllo.
Finalmente un dietologo a Trigoria per spiegare come bisogna nutrirsi ed idratarsi (la carenza di liquidi e sostanze nutritive è una delle prime cause di infortuni). Ogni atleta è diverso, ogni corpo ha un metabolismo differente. Non si può lasciare questo aspetto in mano al calciatore.
Abitudini di vita. Se ne parla sempre quando c’è da indicare questo o quel giocatore che viene beccato ubriaco o in discoteca fino a tardi. L’eccesso di alcol o sostanze non utili al corpo, il ritmo sonno – veglia non congruo con un fisico da dover gestire ed altre abitudini “casalinghe” possono portare il fisico dell’atleta a seri problemi. Le abitudini di vita andrebbero dettate “ascoltando” il proprio corpo e non i propri amici. Campioni come Cristiano Ronaldo, Totti ed altri hanno avuto pochi infortuni muscolari anche perché hanno avuto sempre una condotta di vita da atleta.
Preparatori personali. Ogni atleta professionista si contorna di una serie di amici/preparatori/tuttologi/maghi/fattucchiere che promettono di aiutarli ad avere migliori performance. Molti atleti durante le pause di campionato continuano le attività di allenamento stressando il fisico che invece avrebbe bisogno di fermarsi seriamente per recuperare. Ce ne sono molti altri che continuano il lavoro di potenziamento anche durante la stagione e per conto proprio. La scuola di pensiero del vecchio Milan Lab e Juve Lab, che volevano i giocatori muscolosi, ha fatto il suo tempo. Ma comunque molti giocatori, a casa e nel tempo libero, continuano a caricare i muscoli nelle loro palestre private, con i famigerati elettrostimolatori ma senza un controllo e soprattutto senza una strategia condivisa con la società sportiva. Negli ultimi 20 anni la proliferazione di queste macchinette ha provocato dei danni incredibili a molti utilizzatori convinti che bastasse lavorare sul quadricipite e basta per ottenere prestazioni migliori. In realtà, come detto prima, si stavano solo predisponendo per nuovi infortuni.
Ultima analisi riguarda proprio le tipologie fisiche a confronto. Per semplificare: Dzeko, Zaniolo e Kluivert per esempio hanno una corporatura che sembra coerente con lo sforzo tipico richiesto. La massa muscolare degli arti inferiori sembra, ad una vista esterna, organizzata per gestire picchi di intensità ed esplosività.
Perotti, Pastore ed altri sono di tipologia esile e filiforme per cui meno adatti per attività esplosive. Questo vuol dire che nel momento in cui la muscolatura agonista richiederà lo sforzo maggiore ai flessori, questi potrebbero avere dei danni. Se questo tipo di atleta non ha fisicamente la possibilità di resistere agli strappi imposti da un certo tipo gioco intenso che va di moda adesso, allora sarebbe buona regola che lavorassero per potenziare al massimo le muscolature antagoniste e di supporto.
Tutte le motivazioni citate non possono comunque spiegare in modo oggettivamente riscontrabile il numero di infortuni precedente ed attuale in casa Roma. Ogni atleta andrebbe indagato in modo approfondito ed in seguito all’analisi di tutti questi aspetti andrebbe elaborata una strategia complessiva condivisa. Abbiamo accolto con molto piacere le parole di Petrachi che, in conferenza stampa, ha detto che i giocatori verranno controllati molto più scrupolosamente rispetto al passato per quanto riguarda le loro abitudini di vita. Siamo sicuri che nel medio termine si assisterà ad una diminuzione degli infortuni e ad un ritorno a statistiche più regolari ed in linea con le altre compagini di stesso livello.
A. L.
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