Zaniolo ha rilasciato una lunga intervista al magazine “These Football Times”. Vuole seguire le orme di De Rossi: “La Roma al centro di tutto”.
Ecco i passaggi più rilevanti dell’intervista, fatta prima della partenza per il ritiro, riportata dal sito internet de “Il Romanista”.
Il tuo arrivo alla Roma è stato legato a quello di Nainggolan all’Inter. Cosa ti ha convinto che la Roma fosse un posto migliore per crescere?
“Quando un grande club con la storia della Roma ti vuole e ha dei progetti per te in prima squadra, è difficile dire di no. Confesso che credevo di essere mandato in prestito perché avevo tanto da imparare e un nuovo spostamento è sempre un rischio, ma Eusebio Di Francesco aveva fiducia in me dall’inizio e mi ha aiutato tanto. Se non fosse stato per lui non sarei riuscito a esplodere. E’ davvero bravo con i giovani e io gli devo tanto, così come a tutte le persone che mi hanno aiutato a Roma”.
In Italia c’è spesso più pressione che in altri posti per i giovani. Qualcuno ti ha soprannominato nuovo Totti, come fai a gestire queste aspettative?
“L’importante è tenere sempre i piedi per terra, ho una famiglia dietro di me che lo fa, che capisce le dinamiche del calcio e che si assicura che io dia sempre il meglio. Oltre ciò, l’unico modo per gestire le aspettative è attraverso me stesso. Devo lavorare duro cercando di non ascoltare ciò che dicono gli altri, che siano complimenti o critiche. Non sono Totti, ma spero un giorno di essere bravo come lui. L’unico modo che ho per farlo è lavorare duro ogni giorno in allenamento, fidarmi dell’allenatore e poi portare tutto questo in campo davanti ai tifosi. Poi lascerò decidere a loro”.
Chi era il tuo giocatore preferito da piccolo?
“Senza dubbio Kakà, specialmente durante i suoi anni al Milan e con il Brasile. [… ] Era il centrocampista offensivo perfetto: forte, tecnicamente perfetto e in grado di fare assist e segnare. Questo è quello che volevo essere da bambino e che spero di diventare ancora oggi. Ho guardato i suoi video, studiato i movimenti e ho provato a portare elementi del suo gioco nel mio dal momento che anche io sono anche forte, alto e provo a fare un calcio tecnico”.
Molti allenatori ed ex giocatori dicono che il tuo ruolo ideale quello del numero 8, una mezzala che incide sia sia in attacco che in difesa. Qual è secondo te il ruolo più adatto alle tue caratteristiche?
“Da bambino […] ho sempre giocato da numero 10, ma confesso che mi piace giocare da numero 8 o addirittura da centrocampista difensivo. Per ora gioco in qualsiasi posizione, poi forse un giorno mi sistemerò in basso, finché non arriverà un allenatore che mi vede come playmaker offensivo. Giocherò ovunque finché resterò in campo”.
Hai potuto giocare con De Rossi prima che lasciasse la Roma. Cosa hai imparato da uno come lui dentro e fuori dal campo?
“Daniele è sempre stato un leader e una persona fantastica, quindi è facile imparare da lui e dagli altri giocatori d’esperienza. Se non ci riesci c’è qualcosa che non va. La cosa che ho imparato maggiormente è l’umiltà. Aveva tempo per tutti, per i tifosi, per lo staff e per gli altri giocatori. Fuori dal campo si preparava bene ed era concentrato sulla Roma. Cerco di portare queste cose nella mia vita, di mettere la Roma al centro di tutto. Forse a quel punto potrò crescere e migliorare come lui”.
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