Il predecessore di Fonseca allo Shakhtar di Fonseca, Lucescu, parla del candidato alla panchina della Roma.
Sull’edizione odierna del “Corriere dello Sport” c’è una lunga intervista all’esperto allenatore Mircea Lucescu che dice la sua su Fonseca, che ne ha preso il posto allo Shakhtar Donetsk in questi ultimi tre anni.
Qual è la sua principale caratteristica?
«Gli piace che la sua squadra esprima un bel calcio, che costruisca da dietro. Vuole avere il predominio sull’avversario e imporre il suo gioco».
Con Fonseca lo Shakhtar ha continuato a vincere visto che ha messo in bacheca gli ultimi tre campionati e le ultime tre coppe d’Ucraina.
«Ha trovato una squadra impostata in un certo modo ed è stato intelligente a cambiare poco. Qualcuno è partito, ma dietro c’erano già pronti i sostituti. E così è stato tutto naturale».
E’ giusto dire che i risultati parlano per Fonseca?
«Senza dubbio. Chi ha lavorato con lui assicura che ha un bagaglio di conoscenze importante, che si sa rapportare nel modo giusto con lo spogliatoio e che in campo è bravo a trasmettere i concetti che ha in mente».
Il campionato italiano, però, è più complicato rispetto a quello ucraino. Non crede che potrebbe avere difficoltà ad ambientarsi?
«La Serie A è sicuramente più tattica, ma Fonseca non è impreparato sotto quell’aspetto. E’ giovane, ma sa come si allena una squadra. Anzi… Vedrete che se la Roma lo sceglierà riuscirà a imporre il suo stile di gioco».
A chi lo paragonerebbe tra i tecnici italiani?
«Può assomigliare a Di Francesco. Anche Fonseca ama il controllo del gioco, il possesso palla, lo sviluppo della manovra dal basso e il calcio offensivo. Usa i cambi di gioco per creare la superiorità numerica e sfrutta bene le corsie laterali. Il suo è un gioco organizzato».
Il suo modulo base è il 4-2-3-1?
«Allo Shakhtar ha trovato un gruppo, il mio, che giocava in quel modo e, con i tanti brasiliani che ha ereditato, era normale che andasse avanti su quella strada, ma è capace di utilizzare anche altri moduli. E’ un tecnico maturo e preparato per la Serie A».
Quali sono invece le controindicazioni per il suo ingaggio?
«Il fatto che abbia lavorato in Portogallo e in Ucraina e mai in uno dei cinque principali campionati europei. Lui però sa cosa è il calcio e come si insegna. Secondo me farebbe ottime cose anche in Italia».
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