Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa il suo futuro – ancora da calciatore – che sarà per la prima volta lontano dalla Roma.
Ecco i passaggi più importanti della conferenza stampa (qui in basso il video)
Cambieresti qualcosa nella tua carriera alla Roma?
Farei scelte diverse riguardo alla vita quotidiana, episodi spiacevoli come i cartellini rossi. Non tornerei indietro sulla scelta di dedicare tutta la carriera alla Roma. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa dentro la mia bacheca. Sono sereno per questa scelta. Qualche errore è stato commesso, ma sarebbe stato impossibile il contrario.
Che cosa hai pensato quando te l’hanno comunicato? Il tuo futuro da calciatore è già orientato verso qualche direzione?
Mi è stato comunicato ieri, ma ho 36 anni non sono scemo. Lo avevo capito. Se nessuno ti chiama per un anno, per dieci mesi, per rinnovare il contratto, la direzione è quella. Ho sempre parlato poco, perché non mi piace e non c’era niente da dire, inoltre non volevo distrarre la squadra e i tifosi. Ringrazio l’amministratore delegato per l’offerta e per come si è comportato, ringrazio anche Ricky Massara. Si poteva andare avanti per uno o due anni, ma è una decisione globale. Io non posso fare diversamente da questo. Riguardo le squadre o sentito qualcosa, non ho chiesto niente a nessuno, non volevo distrarre me stesso dalla corsa Champions, pensavo fino al pareggio di Genova che potevamo raggiungere la Champions. Dopo controllerò tra i 500 messaggi se ci sono offerte. Ho voglia di giocare, sarebbe un torto che mi farei se smettessi.
Non sarebbe stato più giusto che lo decidessi te quando e come smettere?
L’ho detto sempre a Totti, non sono d’accordo su questo. Ci sta una società che decide chi deve giocare e come. Possiamo discutere dieci ore che sarei potuto essere importante per loro, ma decide la società. Qualcuno un punto lo deve mettere. Il mio rammarico non è quello, la modalità e il fatto che ci siamo parlati poco mi è dispiaciuto. Le distanze creano anche questo. Spero che la società migliori in questo perché ci tengo, ma decide la società.
Possono ora cambiare i tuoi progetti?
Penso che mi piacerebbe fare l’allenatore. Fare il dirigente non mi attira, ma a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione è che per ora si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Totti, spero prenda maggiore potere. Poi magari un giorno lo raggiungerò.
L’addio lo immaginavi così?
Ho cercato di prepararmi mentalmente, senza immaginare. Questa è casa mia, sono entrato in quel cancello a 11 anni la prima volta. Io voglio giocare e loro non vogliono, un minimo di differenze di vedute ci sta. Non sono felice ma non ho rancore. Un giorno parlerò anche con il presidente e con Franco Baldini. Devo accettarlo se no mi faccio male da solo. Da dirigente me lo sarei rinnovato il contratto. Ho giocato abbastanza bene, nello spogliatoio non faccio problemi anzi cerco di risolverli.
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