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Roma, Pallotta critico: “Con il nuovo stadio siamo in ritardo di tre anni”

James Pallotta ©Getty Images

Il presidente della Roma James Pallotta è tornato a parlare del nuovo stadio e di tanti altri aspetti riguardanti il suo club, in una lunga intervista rilasciata a “Real Vision”, una web-tv dedicata al mondo del business e della finanza, e riportata dal sito de “Il Romanista”.

“Molte volte in Italia guardi al modo in cui le cose sono gestite dalla politica in certe aree e capisci perché in tanti provano a trovare modi di evadere le tasse e altre scorciatoie. Un esempio perfetto è il nostro stadio. Abbiamo circa tre anni di ritardo rispetto a dove avrei voluto essere adesso. Alcuni problemi sono stati probabilmente un po’ autoinflitti dal costruttore che possedeva il terreno, ma altri provengono dalle istituzioni. A volte è molto più facile non prendere alcuna decisione, altre volte c’è una transizione da una giunta all’altra e pensano di dover ricominciare tutto da capo. La cosa frustrante è che stiamo pagando per questo. E non è come negli Stati Uniti, non è che vai a Milwaukee e ti danno milioni di dollari di crediti d’imposta o agevolazioni fiscali o persino denaro per l’infrastruttura (il riferimento è al Fiserv Forum di Milwaukee, finanziato in parte con denaro pubblico, ndr)”.

Pallotta ha inoltre raccontato il suo ingresso in società e la crisi debitoria con cui ha dovuto fare i conti: “Quando abbiamo comprato la squadra, era in grave difficoltà finanziaria. I precedenti proprietari, mentre sul campo potevano aver fatto un buon lavoro durante alcune stagioni, prendevano soldi in prestito da altre aziende e avevano un enorme debito, soprattutto con le banche, in particolare con Unicredit, che secondo me effettivamente possedeva la squadra. Quindi ci siamo dati un gran da fare per cambiare le cose. Penso di aver passato i primi due anni combattendo con le banche. L’Europa in quel periodo era in crisi finanziaria, perciò era molto difficile lavorare con loro: anche se avevamo un contratto che diceva “devi fare questa cosa”, non lo facevano. Ogni cosa era una lotta. Quindi alla fine, dopo alcuni anni, abbiamo risolto tutti i debiti. Abbiamo comprato il debito a un prezzo scontato e abbiamo ottenuto anche uno sconto sostanziale sull’acquisto delle partecipazioni nella società. Penso che probabilmente si pentiranno in qualche modo di averlo venduto nel modo in cui lo hanno venduto”.

Francesco Del Vecchio

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