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Roma, parla Di Francesco: “Dobbiamo giocare col sangue agli occhi”

Una Roma da ritrovare, per non perdersi definitivamente. Il rientro dopo la sosta per le nazionali è stato traumativo. I giallorossi avevano messo in fila una bella serie di risultati utili risalendo la classifica di Serie A, ma è arrivata la sconfitta contro l’Udinese e poi quella contro il Real Madrid in Champions League. In tutti e due i casi giocando un primo tempo sufficiente, ma senza poi uno straccio di reazione dopo il gol subito.

La rabbia dei tifosi è dovuta soprattutto a questo aspetto. Le ultime due sconfitte restano riparabili: il quarto posto non si è allontanato più di tanto per il pareggio tra Lazio e Milan di domenica scorsa, e in Champions League grazie alla sconfitta del Cska Mosca è arrivata comunque la qualificazione agli ottavi di finale.

Di Francesco sa che si gioca gran parte della sua credibilità e forse anche la panchina della Roma nell’importante partita di domani contro l’Inter e contro Spalletti, e ne ha parlato così in conferenza stampa.

Già dopo la partita col Real Madrid ci aveva parlato degli indisponibili. Le condizioni di Perotti e Pastore.
Sì ad oggi sono tutti e due disponibili, ma il tempo dell’impiego è relativo. Non possono giocare dall’inizio. L’ultimo allenamento mi darà le risposte, ma non giocheranno dal primo minuto.

Come sta lavorando per rafforzare l’aspetto psicologico?
Non ho mai smesso, è un continuo lavoro che non dà sempre i suoi frutti. Ci sono tante componenti, come gli infortuni e l’aspetto mentale. Dobbiamo fare tutti qualcosa in più, è una cosa che si dice spesso, dare continuità ad un pensiero e mentalmente uscire dalle difficoltà. Una squadra che fa un primo tempo col Real in un certo modo e poi torna con quelle mancanze, vuol dire che c’è ancora da lavorare. Serve che la palla entri per far cambiare le cose, sta a noi far girare le cose.

Contro un avversario d’alta classifica, la posizione più avanzata di Florenzi regala qualche equilibrio in più?
Dirtelo darebbe un vantaggio a Spalletti. È una cosa possibile, l’ho fatto in passato e in questo momento abbiamo poche alternative lì. Perotti ha fatto 910′ in meno rispetto all’anno precedente, ci sarebbe servito. Averlo a disposizione è un grande vantaggio, ma deve crescere fisicamente. Su Florenzi tutto è possibile.

Schick: se dovesse giocare sarebbe la quarta partita consecutiva da titolare. In questo ciclo si gioca un pezzo di futuro?
Ha giocato 500′ in più dell’anno scorso, più di quattro parti. Quando l’ho fatto giocare a Udine sono stato criticato perché doveva giocare Dzeko, cosa si vuole? Abbiamo bisogno di tutti, che siano al top. Tante scelte non le posso fare. Patrik deve dare qualcosa in più e avere più determinazione in tutto ciò che fa. Deve credere di più nei suoi grandi mezzi, l’aspetto mentale è predominante. In questo deve migliorare e crescere.

Ai tempi della Roma Spalletti disse “uomini forti destini forti, uomini deboli destini deboli”. Con questi calciatori la Roma che destino ha?
Abbiamo bisogno di uomini forti, oppure aiutare chi si può sentire più debole. Devo dare più forza a questo gruppo, lavorando sulla testa con continuità. Se dessi retta a questi discorsi dovrei mollare, invece si può tirare fuori qualcosa in più. Ci sono poche scelte da fare ma devo farle con grande convinzione. C’è grande delusione, siamo in debito con i tifosi giallorossi, a loro dobbiamo ridare qualcosa ma abbiamo bisogno del loro sostegno. Dobbiamo dare il meglio, dando grandi gioie ai tifosi. Questo è un obbligo.

Fazio può giocare contro l’Inter?
Non lo so, fa parte di una rosa di giocatori. L’unico posto in cui posso scegliere è dietro. Non so se sarà della formazione, dipende da come giocherò. Posso giocare anche a tre o a quattro, ci sto lavorando. Avranno più chance se dovessimo giocare a tre.

El Shaarawy?
È infortunato, non sarà della partita così come Edin Dzeko.

Compresa la scorsa stagione la Roma è andata sotto 23 volte, rimontando solo 3 volte. A cosa addebita questo fattore?
Queste statistiche non le conoscevo con questa precisione. Sarebbe fondamentale per invertire questo trend provare ad andare in vantaggio, cercando di mettere la partita in un certo modo. Poi viene dietro questo discorso delle paure, dei timori di non venirne fuori. A Firenze abbiamo preso gol e abbiamo pensato all’arbitro. Io non ho l’anello al naso, vorrei rimandare questi concetti che avevo da calciatore. Ho preso gol e devo cercae di farne un altro. Ma non è sempre facile, è come i figli, ci incazziamo dalla mattina alla sera, ma poi ci arrivano. Il tempo è sempre poco, dobbiamo essere bravi ad abbreviare questa crescita che deve esserci.

Come giudica l’avvio di stagione die Nainggolan all’Inter?
Nainggolan è un grande giocatore, ha avuto un pizzico di sfortuna. In partita si vede che non ha la forza che l’ha sempre contraddistinto, deve ritrovare la condizione ma è un grande giocatore. Sulla partita non posso pensare ad un anno fa, erano condizioni diverse.

Politano: la Roma poteva crederci di più?
Sono quello che l’ha portato via, perché lo volevo al Sassuolo. È legato a questa squadra e questa città, ha lavorato benissimo con grande abnegazione, purtroppo per noi si sta togliendo le soddisfazioni da un’altra parte. Sono molto affezionato a questo ragazzo che ho avuto a Sassuolo.

Come si prepara una partita che può decidere il suo futuro con una squadra rimaneggiata? L’Inter ora è più forte della Roma?
Ha dimostrato di essere più forte. In Champions siamo stati simili anche se con gironi potenzialment diversi, ma loro sono cresciuti tanto. Hanno dato continuità a tanti giocatori, ha giocatori forti. Ricordiamoci che giocatori può permettersi. Spalletti sta facendo un ottimo lavoro, l’Inter è aggressiva. Ha grandi potenzialità, doveva essere quella che poteva competere con la Juve che però ha dimostrato di avere un altro passo. Il mio futuro? Ho già parlato prima per far capire come sono fatto. Cercherò sempre di dare il massimo, non con grande serenità perché mi girano, però col desiderio di vedere una squadra col sangue agli occhi. Domani dovremo cambiare passo.

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Francesco Del Vecchio

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