All’interno della sua biografia “Un Capitano”, scritta insieme a Paolo Condò, Francesco Totti, oltre a criticare pesantemente Nedved, ha parlato anche dello sputo a Poulsen in Italia-Danimarca. “Il giorno dopo, Vito Scala viene in camera e mi chiede, senza giri di parole, se in campo ho sputato a Poulsen. «Ma che, sei scemo?» gli rispondo. E siccome ha ancora il dubbio dipinto in faccia, lo mando al diavolo non senza aggiungere che no, non ho sputato a nessuno, che mi fa schifo il solo pensiero e che dovrebbe conoscermi, certe cose non le faccio. «Pare ci sia un video…» mormora allora lui, e io resto basito, perché sono assolutamente certo di non aver sputato a nessuno. «Fammelo vedere» chiedo. Il video è sul sito della televisione danese. Sono stati loro, dedicandomi una telecamera per tutta la partita, a scoprire l’accaduto. Lo sputo a Poulsen è l’episodio della mia vita del quale più mi vergogno. Non della vita sportiva, della vita tutta, a trecentosessanta gradi. Me ne
vergogno così tanto da averlo immediatamente rimosso: se non ci fosse stato il filmato avrei negato di avergli sputato sino alla fine dei miei giorni, e l’avrei fatto in assoluta buonafede, convinto di dire la verità. Sto male perché continuo a non capacitarmi di una cosa così volgare e schifosa”.
Totti sullo sputo a Poulsen
“Facciamo a capirci: di falli in carriera ne avrò subiti milioni, e finché non mettevano a repentaglio la mia salute, ho sempre sopportato. Nessuno mi ha mai sputato, invece: se fosse successo gli avrei staccato la testa, perché la sola idea mi dà il voltastomaco. Il che spiega perché fino alla visione del filmato non ci volevo credere, e perché poi l’abbia considerata la massima vergogna della mia vita. Christian Poulsen è un personaggio pessimo. Un provocatore che a palla lontana non la smette di pizzicarti, di colpirti ai fianchi con piccoli cazzotti, di salirti sui piedi per far sentire i tacchetti, insomma, uno che ricorre all’intero armamentario del marcatore mediocre. Per di più ti ingiunge di tacere quando gli dici «Fallo quando ci contendiamo la palla, se ne hai il coraggio», e più lo mandi a quel paese più ride e ti prende in giro. Per fortuna non l’ho più ritrovato in campo, nemmeno nei due anni in cui ha giocato per la Juventus, perché non avrei resistito all’impulso di dargli una scarpata, e mi sarei fatto buttare fuori. Ma nel nostro codice di giocatori una scarpata è una scorrettezza accettata, uno sputo no, uno sputo è una vigliaccata. Ed è questo che continua
a bruciarmi, anche a distanza di anni”.