Domani sarà il grande giorno di Real Madrid-Roma. In Spagna hanno grande rispetto della formazione giallorossa, dopo che l’anno scorso è arrivata in semifinale di Champions League battendo grazie a una clamorosa rimonta il Barcellona negli ottavi di finale. Il quotidiano spagnolo “As” ha intervistato l’allenatore Eusebio Di Francesco. Questi i passaggi più importanti della lunga intervista.
Poco più di un anno fa la sua Roma ha vinto il gruppo davanti a Chelsea e Atletico Madrid. Immaginava all’inizio di poter sfiorare la finale di Champions League?
È stata un grande cavalcata e siamo arrivati dove siamo arrivati con grande merito. Speriamo di ripeterci.
Con la rimonta contro il Barcellona è stata scritta una pagina storica.
Mi rendo conto di quello che abbiamo fatto ogni giorno, i tifosi me lo ricordano quando mi incontrano per strada. Alla fine della partita ero molto calmo.
Adesso qual è l’obiettivo in Champions?
Sappiamo che tutti si aspettano una Roma con voglia, con una mentalità offensiva e proseguiremo su questa strada. Vedremo con che risultati.
Quanto è cambiata la Roma?
Abbiamo un anno di lavoro alle spalle insieme, mi aspettavo un inizio migliore in campionato. Dobbiamo trovare continuità nelle nostre prestazioni.
Non c’è più Alisson…
Sapevamo che avremmo potuto perderlo. Ci sono state offerte irrinunciabili per il club e lui aveva il desiderio di andare via.
I tifosi non hanno preso bene le cessioni di Strootman e Nainggolan.
Anche Kevin voleva un’esperienza nuova, è stata una sua decisione. Per Nainggolan abbiamo fatto differenti considerazioni. Ma voglio guardare avanti.
E’ complicato gestire i nuovi acquisti?
Per un verso sì, ma è stimolante avere giovani interessanti e giocatori esperti.
Quanto può crescere Kluivert?
Molto, diventerà importante per noi. Ancora è più istintivo più che razionale, in questo deve migliorare.
Dzeko si è laureato in Management dello Sport, Sacchi ha ragione: la testa vale più dei piedi
E’ un calciatore moderno, Edin ha tutto. A volte gli dico che si accontenta e quello non deve farlo, perché credo che sia uno degli attaccanti che più ricorda Van Basten. Ora, inoltre, ha ancora più cultura e dovrò essere attento a come parlo (ride, ndr).
Come ha vissuto Totti il suo primo anno da dirigente?
E’ stato un anno di trasformazione, sta capendo a poco a poco quello cosa vuol fare da grande. Averlo intorno è prezioso, è un amico, un appoggio. Ho un gran rapporto con lui.
Avere giocatori come De Rossi e Florenzi, esempi di romanismo, fa la differenza?
Dico sempre che un calciatore o un allenatore deve innamorarsi della squadra nella quale lavora, e loro aiutano a trasmettere quello sentimento di appartenenza.
E’ speciale lavorare con Monchi?
E’ al mio fianco e non davanti a me, come dice lui. Ha una conoscenza del calcio internazionale impressionante e si sta adattando a quello italiano. Qui si cerca più forza fisica e senso tattico, in Spagna più tecnica. La cosa ideale è un mix.
Il Real non ha il direttore sportivo, crede che funzionerebbe questo modello in Italia?
Non credo. Qui gli allenatori stono abituati ad avere un dirigente che si occupa del mercato.
La Champions League della Roma inizia contro il Real Madrid, senza Cristiano Ronaldo è una squadra più debole?
Continuano ad essere forti, lo dicono i numeri delle prime giornate. Hanno più qualità col pallone, meno errori, molti leader. Giocatori molto buoni che sono la base della nazionale spagnola.
A chi darebbe il Pallone d’oro?
Per la carriera che ha fatto, lo darei a Buffon. Non quest’anno, ma in generale lo meritava uno in carriera. Poi c’è Messi che continua ad essere un giocatore che cambia la partita da solo e vale lo stesso per Cristiano Ronaldo. Come difensore Sergio Ramos è il top.
Chi è il favorito per vincere la Champions?
Il Liverpool si è rinforzato moltissimo ed essendo stato finalista l’anno scorso è un gran candidato. Anche il Manchester City che ha uno dei migliori tecnici del mondo, forse il migliore.
Che giocatore del Real Madrid sarebbe perfetto per la sua Roma?
Asensio.
Lo vede come futuro vincitore del Pallone d’oro?
Sì, sono sicuro che vincerà il Pallone di Oro. Mi piacerebbe averlo per la sua età, la qualità che sta mostrando e che io avevo intuito già, la capacità di adattarsi a più situazioni offensive e per il suo talento.
Sulla panchina della Spagna ora c’è Luis Enrique, che è stato anche alla Roma.
Mi piace molto, qui ha dato qualcosa di nuovo per quanto riguarda la metodologia. Conoscere Roma lo ha aiutato, dopo ha fatto grandi cose nel Barça. A volte bisogna passare per qualche fallimento o per qualcosa che non va come vorresti. Ha carisma, personalità ed idee.
Oltre a Zeman, tra i suoi riferimenti c’è anche Guardiola. Si sente più vicino alla mentalità calcistica spagnola?
Non sono d’accordo con la vecchia mentalità italiana “defensivista”, che tuttavia mi ha insegnato molto. Devi sapere come attaccare e difenderti. Guardiola, in questo, è stato un precursore come Sacchi in Italia, che cercava di dominare le partite. Sono idee che bisogna avere dentro e provare a trasmettere.
In Italia si dice che le squadre spagnole difendono male, è vero?
Lo fanno in maniera differente, cercano di stare nella metà di campo dell’avversario ed accettano i duelli individuali. Non esiste una verità assoluta, la Francia ha vinto il Mondiale con un calcio che ha qualcosa di più difensivo. Ognuno ha una mentalità, quella spagnola è differente e quella italiana si sta evolvendo. Si sta avvicinando a quella degli altri campionati, dove non c’è la paura di affrontare l’avversario.
L’Italia può uscire dalla crisi cambiando la filosofia di gioco?
Sì, ma è qualcosa che deve nascere dai settori giovanili senza dubbio. Per fortuna, molti club si stanno già attivando.
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