Il presidente della Roma, James Pallotta, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante la Sloan Sports Analytics Conference di Boston discutendo del mondo che circonda la sua squadra tra cui le radio. Sul progetto machine learning, per esempio, ha detto: “Circa 10 anni fa, quando ho smesso di fare trading in borsa, avevo 50 anni e, prima di comprare la Roma 5 anni fa, ho iniziato a trascorrere molto tempo nel mondo dell’intelligenza artificiale e del “machine learning”. A quei tempi non c’era un’industria nel campo, non sono nemmeno sicuro che ce ne sia una ora… ma se volevi imparare qualcosa in merito, dovevi andare nei college, come il MIT, uno dei migliori nel campo del machine learning. Sono andato anche a Oxford, Cambridge e Toronto. Bisognava interfacciarsi con le università, non c’erano aziende con cui parlare. Alex Zecca lavora con me da circa 25 anni, e negli ultimi 5 abbiamo lavorato molto sull’analisi dei dati statistici nella Roma.
Basandomi su quello che facevamo ai Celtics quando li abbiamo comprati 15 anni fa, molte cose erano basilari. Una delle cose più complicate è quella di portare gli allenatori ad ascoltare ciò che stiamo facendo. Circa 9 mesi fa, abbiamo deciso che avremmo provato a fare il passo successivo. Proviamo a individuare i calciatori… magari il prossimo Messi, se mai esiste. Il prossimo Ronaldo, o Totti, o qualcuno di simile. È una cosa davvero difficile da fare. Puoi guardare 6000 giocatori, ma se vuoi cercare determinate caratteristiche, vanno visti ore e ore di video di ogni calciatore. Volevamo arrivare a un punto in cui dire: se queste sono le caratteristiche che cerchiamo in un giocatore, e non intendo il numero di contrasti o qualcosa di simile, ma altre caratteristiche di gioco come l’accelerazione, ecco i giocatori. L’unico modo in cui avremmo potuto farlo era attraverso il machine learning. Siamo stati fortunati: abbiamo incontrato diverse persone, tra cui 2 donne, e così è stato creato il gruppo del machine learning. Se Monchi dice ‘Vorrei vedere questo, questo e quell’altro’, possiamo iniziare a costruire un sistema che identifica quei calciatori, filtrando quei 6000 giocatori iniziali. Questo è quello che stiamo provando a fare: un sistema che filtri. Potreste pensare che sia facile, ma non lo è. Dobbiamo capire di quanta potenza dei computer si ha bisogno per tutti i video. I dati sono lì fuori, così come i video, ma questo comporta l’uso di tanta potenza. Pensiamo di aver trovato qualcuno che possa risolvere il problema, ma questa è la direzione che vorremmo intraprendere”.
“A Roma ci sono 9 radio che parlano soltanto della Roma 24 ore al giorno. Siamo l’unica squadra europea che ha avviato una propria radio ufficiale circa due anni e mezzo fa, ne abbiamo mandate in bancarotta due, ne mancano 7. Abbiamo dovuto esprimere la nostra versione dei fatti perchè dovevamo fare i conti con 9 emittenti di Roma che se ascoltassi ogni giorno mi butterei dal ponte Tobin perché dicono falsità tutto il giorno”.
Sulle academies giallorosse negli Stati Uniti…
Negli Stati Uniti abbiamo 12 Academies della Roma, Zecca e altre persone le hanno create negli ultimi anni. In queste accademie ci sono 20mila ragazzi, e ne stiamo aggiungendo delle altre. Quello che vediamo è che, tra i 12 e i 15 anni, il talento dei ragazzi americani è uguale a quello dei ragazzi italiani. Qui negli States non si gioca così tanto come si fa in Europa a quell’età. Abbiamo ragazzi di 19-20 anni come Under, che ha segnato 5 gol nelle ultime 4 partite.
Abbiamo la Roma da 5 anni, per i primi 2 abbiamo dovuto risolvere problemi con le banche. Era una situazione difficile, ma abbiamo visto nella Roma la possibilità di costruire un brand sportivo globale perché, appunto, c’è Roma. Io e gli altri proprietari abbiamo molta esperienza nel mondo dello sport. Ho 35 anni di esperienza nei media e nell’intrattenimento, oltre a 35 da investitore nel mondo tecnologico. Tre anni e mezzo fa abbiamo costruito Roma Studio, abbiamo un set di studios per produrre contenuti come ogni altra squadra in Europa. Allo stesso tempo abbiamo allestito Roma TV, che ora produce 7 ore di contenuti originali al giorno, e stiamo iniziando a distribuirli anche nel resto del mondo. Allo stesso modo abbiamo costruito anche un nostro sistema interno di dati. Non avevamo informazioni sui nostri tifosi. Se a molte squadre chiedi chi sono i loro tifosi, ti rispondono che ne hanno 600 milioni. Quando gli chiedo di nominarmeli, mi rispondono chiedendomi di cosa io stia parlando. Un indirizzo email, un numero di telefono. Mi dicono che non li hanno e quindi rispondo così: ‘Beh, noi abbiamo un miliardo di tifosi. Tu inventi un numero, noi ne inventiamo un altro’. È una cosa che non ha senso. C’è ancora molta strada da fare per capire chi sono i propri tifosi. Quindi l’abbiamo fatto con la tv, e come ho già detto abbiamo comprato Roma Radio per dare la nostra versione, perché dovevamo avere a che fare con 9 stazioni radio a Roma, e se le ascoltassi tutti i giorni, mi butterei dal Tobin Bridge (un ponte di Boston, ndR) perché creano scompiglio tutto il giorno su quello che facciamo o su quello che faccio io. Circa tre anni fa Paul Rogers è arrivato dal Liverpool e con lui ho iniziato a lavorare sul tipo di sito internet che volevamo costruire, sulla nostra presenza sui social. Non volevamo avere un sito su cui vai e trovi scritto subito cose come ’50% di sconto sul merchandising’. Abbiamo sviluppato il nostro sito dove molti dei nostri tifosi, che sono decisamente creativi, mandano i propri contenuti. Poi è arrivata la nostra app. Lo scorso anno il nostro sito è stato eletto miglior sito internet sportivo, per cui bravo Paul Rogers.
“In tre anni speriamo di avere un nostro stadio, e questa è la chiave, perché non possiamo competere col Barcellona in nessun modo se faranno un miliardo di dollari di ricavi nei prossimi 2-3 anni, mentre noi abbiamo a che fare con 220-240 milioni di euro. Parte di questo deriva dalla storia vincente, ma non solo. Stiamo costruendo uno stadio su 80 ettari a Roma, abbiamo avuto l’approvazione. Avrà una capacità di 54mila persone: non grande come quello del Barcellona, ma attorno allo stadio ci saranno più di 23mila metri quadrati dedicati all’entertainment. Il nostro stadio sarà l’impianto più utilizzato dell’Europa meridionale. Ci saranno anche gare di college football americano, il Michigan già ce l’ha chiesto. Io e Charlie Stillitano abbiamo già parlato della sfida tra Boston College e Notre Dame, la ‘holy war’ (è il nome della sfida tra le due squadre universitarie, ndr), con il Papa a lanciare la moneta prima della partita (la platea ride, ndr). Poi ci saranno concerti di Roma. Stiamo raccogliendo più informazioni possibile. Ci stiamo mettendo un po’, abbiamo avuto un ritardo nell’approvazione finale dello stadio che è arrivata soltanto 2 mesi fa, ma poi potremo iniziare a produrre ricavi doppi o tripli rispetto ad ora. Io non ho molta pazienza, ci stiamo mettendo tanto, ma ci arriveremo, anche se io non ho molta pazienza”.
Sappiamo di non poter trasformare un tifoso del Barcellona in uno della Roma, ma il nostro obiettivo sin dal primo giorno è quello di essere la seconda squadra di tutti nel mondo. Se ci sono 3 miliardi di tifosi di calcio nel mondo, e io riesco a prenderne anche solo l’1%, si tratta comunque di 30 milioni di persone. E se questi 30 milioni di persone spendono in media anche solo 5 euro, che non è neanche il prezzo di un cappello, si tratta comunque di 150 milioni di euro, e sono tanti. Non ci si paga il cartellino di Neymar o di Messi, ma potrebbe permetterci di comprare il loro terzino destro di riserva (indica Sobrino del Barcellona, ndR).
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