Emerson: “Ai miei figli racconterò di aver giocato con Totti. Spalletti? Mi dispiacque quando andò via”

infortunio Emerson Palmieri
Emerson Palmieri ©Getty Images

Sono passati ormai 5 mesi dalla maledetta rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro di Emerson Palmieri. Era il 28 maggio 2017, proprio il giorno in cui Francesco Totti disputò la sua ultima partita. Il terzino italo-brasiliano della Roma ne ha parlato ai microfoni di ‘Ultimo Uomo‘: “Era un giorno bellissimo. Cosa mi ha detto? ‘Sei giovane, sei forte. Hai il futuro davanti’. Il momento in cui si ferma a parlare con me lo porto nel mio cuore. È una di quelle cose che potrò raccontare ai miei figli e ai miei nipoti: la fortuna di aver giocato con Totti e di aver trascorso quel giorno con lui. L’infortunio è stato il momento più difficile della mia carriera, dopo la partita con il Porto. Quando ho fatto il contrasto ho sentito un dolore che non so neanche spiegare. Mi sono reso subito conto che era grave. Appena ho fatto quel movimento“.

Su Spalletti e Di Francesco:

“Il primo si è fidato di me nel momento in cui tutti avevano perso fiducia. Se oggi sono considerato un giocatore importante lo devo a lui. Quando è andato via sono stato triste, è normale. Ora Di Francesco insiste molto per giocare sugli esterni. Quando abbiamo giocato contro il suo Sassuolo era difficile difendere sulle fasce. Lui mi è molto vicino, mi aiuta e mi spiega cosa vuole da me. Mi dice di dare ampiezza, offrire sempre un’opzione in più in attacco, ma senza perdere di vista la fase difensiva. A destra mi trovo bene. Ho giocato lì contro Palermo, Empoli e Milan, e mi sono sentito bene, penso di aver giocato bene. Da esterno offensivo forse sarei in difficoltà perché dovrei giocare troppo spalle alla porta, mentre a me piace giocare con tutto il campo davanti, guardando la partita“.

Sulla fase difensiva: “Per me la cosa più importante è che la squadra non prenda gol per colpa mia. Per questo do il 100% in difesa, e poi in attacco devo pensare a fare sempre qualcosa di diverso dagli altri. Non posso limitarmi a fare cose scolastiche. In Brasile si lavora meno sulla fase difensiva, ma in Europa si può imparare velocemente. Chi mi ha messo in difficoltà in Serie A? Nessuno”.

In cosa può ancora migliorare Emerson? “Devo pensare a tornare al 100%, e solo dopo posso pensare a cosa migliorare. Fisicamente è ovvio che non sono ancora al 100%, mi sembra di andare a cinquanta mentre gli altri vanno a mille. Però è normale. L’unica cosa è che sento ancora un po’ di timore quando vado nei contrasti, ma anche quello è normale”.

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