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Milan-Roma, Spalletti: “Monchi ha riportato quello che ha trovato. Maglia di Totti? Non va tolta”

MILAN-ROMA CONFERENZA STAMPA SPALLETTI – Il tecnico giallorosso Luciano Spalletti come di consueto si presenta in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato, che vedrà domani la Roma ospite del Milan di Vincenzo Montella a San Siro.

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Dal derby a Milan-Roma come ha visto la squadra?
A me sembra che ci sia stata la reazione giusta, perché poi la squadra è dispiaciuta. C’è tanta amarezze e io me la sento tutta addosso. Ci sono delle partite che si perdono, poi quello che avviene nella partita successiva diventa fondamentale. C’è l’esame della classifica a fine campionato. C’è in ballo una competizione importantissima. La reazione secondo me c’è stata e andiamo a giocare questa partita difficile.

Si aspetta una partita diversa dall’andata?
E’ un po’ quello che abbiamo detto. Quello che diventa l’espressione della tua qualità si vede nel lungo tragitto. Il Milan ha perso un po’ di smalto rispetto alla partita di andata. Secondo me hanno mantenuto molte qualità, perché in questo periodo ci sono molti episodi dove non sono stati premiati per il valore che avevano quegli episodi, e non deve fare testo sotto l’aspetto di che squadra andremo a trovare. Perché troveremo una squadra stimolata con un allenatore che prepara benissimo le partite.

Su Monchi, è iniziato questo corteggiamento nei suoi confronti?
Qui Pallotta fa vedere che intenzioni abbia, perché ha preso il migliore che c’era sulla piazza. Monchi era voluto un po’ da tutti. Quello che lui ha detto di noi a me fa piacere, è una visione che viene pulita, che viene da fuori, dove uno non è inquinato dal luogo, arriva qui e ti dice ‘ma mi sembra che tutto sommato la Roma stia facendo un buon lavoro”. Poi è chiaro che ci sono delle cose che si tenta di migliorare, però lui ha espresso un parere positivo nel guardarci da fuori. Potermi confrontare con il numero 1 dei direttori mi ha dato alcune qualità che mi tengo strette.

Sullo striscione appeso vicino al Colosseo.
L’episodio dei manichini non appartiene nè ai tifosi della Roma nè a quelli della Lazio. Fa parte di persone deviate, di persone che hanno dei problemi. Tifare è sostenere, amare, gioire, criticare, dispiacersi. Iniziative come quelle a me evidenziano soltanto odio, cattiveria, livore gratuito. Come quello che ho ricevuto nell’articolo di Vocalelli, quando poi tira in ballo i miei figli dentro un suo articolo per attaccare me. I miei figli mi hanno detto che ha ragione lui, che in alcune partite potevo sbagliare di meno. Ma preferirebbero anche non essere tirati in ballo nei suoi articoli delle analisi e delle sconfitte della Roma. Sono dei studenti che vanno a scuola e che andrebbero lasciati vivere senza nessun commento da una firma importante come lui.

Se la Roma finisse al terzo posto sarebbe un fallimento per la tua gestione?
Fa parte di quel modo di far apparire le cose. Proviamo a chiederlo a 7-8 squadre se finire terzi sarebbe poi un fallimento. Io dico che il secondo posto è difficile, come lo è sempre stato. Anche perché crea l’accesso diretto alla Champions League dietro alla Juventus, che per quello che ha fatto vedere non era possibile metterci mano. Quando siamo partiti ad allenare la Roma eravamo a 5 punti dall’Inter, ad una decina dal Napoli. Eravamo a 5 punti dalla Fiorentina, per cui quando si fanno confronti riesce anche a me. Vediamo dove si finisce e poi ti dico dove si è migliorato, peggiorato. Ci sono partite dove potevamo fare meglio, questo si, dove non abbiamo espresso tutta la nostra qualità, caricato bene il valore dei nostri calciatori. Io ho sempre detto che bisogna vincere, ho confermato che bisogna vincere, si è vero, poi nel lavoro ci sono momenti dove la squadra, come è successo, ti portano via un giocatore e tu lo devi andare a rimpiazzare. Io dico in generale la squadra si è comportata molto bene. Arrivare secondi, che è l’obiettivo e quindi è aver raggiunto il massimo degli obiettivi, bisogna andare a dirglielo agli altri, ovvero il Napoli, che tu giornalista, hai scritto come una delle migliori squadre d’Europa.

Da esterno: è giusto che la società decreti la fine di un calciatore?
Valutarla dall’esterno diventa difficile perché ci sono dentro fino al collo, quindi è difficilissimo. Dico che aspettiamo a dare degli aggettivi a Monchi. Per quello che mi è sembrato, lui parlando di questo tema ha riportato solo ciò che ha trovato. Dicendo che l’anno scorso Francesco ha fatto un contratto, lui ha in mano questo e riporta questo qui. Io ho sempre detto che quella che è la gestione di un calciatore io sono dentro. Non si gestisce un calciatore, a voi stanno a cuore le sue sorti piuttosto che altre. Per fare risultati ci sono 20 sorti. Nel raccontare Totti si finisce sempre per essere un articolo che osanna il suo decorso, per essere quello che fa la formazione non si va a vedere il gol di due anni fa, ma gli allenamenti di ora, confrontandolo con un altro giocatore che vuole giocare uguale. Io dico che la gestione della storia di Totti va gestita dal presidente, ma mi sembra che il presidente questa valutazione l’ha già fatta. Monchi non ha detto niente, ha preso pari pari quello che ha trovato. Poi aggiungo una cosa sulla maglia. Secondo me la maglia non muore, rimane viva, perché togliere la maglia è mortificazione, non è esaltazione. Prima di Totti l’aveva Giannini. E’ un modo di ragionare obsoleto. Si vuol ricordare Totti bene? Si scrive in tutte le maglie. E quello che ambisce nel giocare con la maglia di Totti? Il bambino che se la merita? Gliela vogliamo togliere questa soddisfazione? Questo è un mio pensiero, poi se verrà tolta questo non spetta a me, in questo caso andrò al cimitero per andare a vederla.

Domani possibile difesa a 3?
Con la difesa a 4 ci sono meno scalature da fare. Loro sono molto bravi a spingere con i terzini, abbassano i centrocampisti sui centrali difensivi ed entrano in zona trequarti con le due punte esterne, più con Suso meno con Deulofeu.

Tornando alle parole post Roma-Torino, dove lei aveva detto che se Totti non asse rinnovato, lei sarebbe andato via. Un chiarimento a riguardo e se questa era una strategia di comunicazione
Del chiarimento se ne parlerà a fine campionato, della mia posizione. Anche qui si è creato spazio in eccesso, un taglio che va al di là del lecito. C’è il 60% degli allenatori che allenano in Italia che ancora non si sa se rimangono. Ci sono 12-14 allenatori, se vuoi te li cito tutti. Qui invece se ne parla troppo. Questo pezzettino di campionato può voler dire tantissimo.

Su Grenier e su Gerson. E’ possibile che la poca alternanza a centrocampo abbia portato all’uscita dalle competizioni? Su Gerson, quella di non farlo più giocare è una punizione per il non passaggio al Lille?
Il discorso è che quando un giocatore non lo utilizzi per molto tempo vai fuori a delle competizioni che non ti obbligano a giocare in turni ravvicinati, i giocatori poi diventano quei 15-16 lì. Qualcuno viene penalizzato da quella che è la gestione dell’allenatore. Io ho penalizzato Gerson, ho fatto giocare poco Grenier, però poi nel far giocare De Rossi, non ho fatto giocare giocatori che hanno sbagliato la partita.

(fine)

Michele Spuri

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