NOTIZIE AS ROMA -Riccardo Viola figlio dell’ex presidente della Roma Dino Viola ed ora presidente Coni Lazio, è stato intervistato ieri sera ai microfoni della trasmissione radiofonica “Gli Inascoltabili” per parlare della società giallorossa e di suo padre, queste sono le parole di Riccardo Viola:
“Dino Viola ha lasciato il segno e questo lo dimostra il fatto che a distanza di anni è ricordato ancora non solo da tifosi romanisti ma da tutti. È un Presidente che ha fatto la storia della Roma, ma non mi è mai piaciuto fare i confronti con altri presidenti. La Roma è la Roma e il lavoro per la squadra dev’essere lo stesso ieri, oggi o domani. Per questo non si possono fare paragoni tra il presente e la storia, perché la storia è storia con la quale non è possibile fare confronti”.
Rispetto alle contestazioni della curva…
“Viola, in una situazione come quella attuale della curva e dei tifosi, si sarebbe adoperato per trovare delle situazioni. In quegli anni lo stadio Olimpico era sempre pieno e una delle voci di entrate più importanti era proprio l’incasso al botteghino. Per Dino Viola la Roma è stata la storia di una vita quindi non avrebbe mai potuto pensare a uno stadio senza tifosi, con i quali aveva un rapporto quotidiano. Non è che non ci fossero contestazioni, ma lui le affrontava e portava rispetto ai tifosi, altra cosa molto importante. Tanto che spesso ne usciva addirittura fra gli applausi. Quello che manca oggi è l’amore: fare il Presidente di una società di calcio non può essere solo un business, perché i grandi club d’Italia dimostrano che il modo migliore per gestirle è attraverso un attaccamento, qualcosa che vada oltre i soldi”.
Sulla questione Totti…
“C’è stata una partita in cui i tifosi hanno applaudito Totti e fischiato Spalletti e penso che non ci potesse essere scena peggiore, perché è la Roma che va tifata. Totti è un pezzo di storia della Roma e credo che in questo caso la società si sarebbe dovuta mettere a tavolino con lui e decidere cosa fare. La cosa più assurda è quella di aver delegato l’allenatore a fare una scelta, cosa che invece non spetterebbe assolutamente a lui. Se Francesco ritiene che ancora per un anno voglia continuare a fare il giocatore è la società a dover trovare una soluzione e dire all’allenatore cosa fare. Anche perché tutto questo contribuisce solo a creare una situazione che ovviamente ci fa del male”.
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