RASSEGNA STAMPA (il messaggero.it) – Non solo Francesco Totti. Il presidente James Pallotta nell’ambito della Sports Analytics Conference che si è tenuta a Boston lo scorso 12 marzo racconta le sue esperienze su altri tre argomenti legati alla squadra giallorossa: il calciomercato, lo stadio e la comunicazione romana.
Informato su tutto quello che accade nelle sessioni di mercato dal suo braccio destro Alex Zecca e dal ds Sabatini, Pallotta racconta quella che è la sua visione delle trattative da uomo americano che si propone come innovatore di un sistema a suo giudizio obsoleto: «Negli ultimi due anni abbiamo fatto un sacco di cose, abbiamo un ‘data team’ a Roma, alcune persone che lavorano a Vancouver, altre nella Silicon Valley e a Boston. Il calciomercato può determinare il tuo successo o fallimento, può davvero affossare la squadra perché puoi comprare o vendere un giocatore ottenendo un utile o generando perdite. Ad esempio un paio di anni fa abbiamo comprato Marquinhos a 18 anni per circa 3 milioni di dollari e l’anno seguente lo abbiamo rivenduto al PSG a 35 milioni di euro e abbiamo incassato questi soldi. Per questo motivo, quindi, è così importante ottenere quanti più dati possibili sui giocatori visto che il calciomercato può diventare un’incredibile fonte di ricavi da reinvestire nella squadra, ma il calcio europeo è generalmente molto in ritardo rispetto a quello che è stato fatto negli Stati Uniti con Moneyball (un sistema informatico che analizza le prestazioni dei calciatori ndc). Il mercato in Europa è ancora vecchia stile, affidato al lavoro degli agenti. Ad esempio noi abbiamo comprato un giocatore un paio di anni fa e non siamo riusciti a trovare l’età. Un’altra cosa che abbiamo cambiato molto e per cui ho avuto diversi scontri con Rudi Garcia è il rendimento negli allenamenti. Lui ha voluto portare con sé un suo staff, che usava un metodo vecchio, e i giocatori non erano per niente in forma alla fine della scorsa stagione. Quindi ho detto “Si fa nella maniera che vogliamo noi, nella maniera che voglio io”. Abbiamo cercato i migliori professionisti nel mondo e abbiamo assunto Darcy Norman, campione del mondo con la nazionale tedesca».
I MEDIA A ROMA
Uno dei problemi più complessi da risolvere a Trigoria, secondo Pallotta, è il rapporto con la stampa: «A Roma cerco di essere incredibilmente trasparente e aperto con i media ma è un posto molto molto molto difficile. A Boston si tratta con due quotidiani e una stazione radio. A Roma ci sono sei giornali con diverse pagine sul calcio, ci sono nove stazioni radio che parlano di Roma 24 ore su 24, non leggo neanche più le traduzioni al mattino…Quindi abbiamo fatto due cose: abbiamo costruito dei nostri studi televisivi per Roma TV e creato una radio ufficiale. Cerchiamo così di dare noi le notizie, ma ci sono delle volte in cui non riesci a venirne a capo perché a Roma la pressione da parte della stampa è maggiore rispetto a qualsiasi altro posto che ho visto, e certamente non c’è nulla di simile negli Stati Uniti» conclude il numero uno giallorosso.
STADIO
Sul progetto stadio, Pallotta spiega a grandi linee l’iter seguito fino ad oggi: «Le arene negli Stati Uniti sono molto meglio degli stadi di calcio in Europa. Nel caso della Roma, noi giocavamo nel vecchio stadio Olimpico che è stato costruito nel 1960 di conseguenza una delle cose che abbiamo deciso quando abbiamo comprato la società è di avere uno stadio nostro per competere a tutti i livelli e per avere in cassa una notevole quantità di dollari. Abbiamo ottenuto l’approvazione dal Comune nove mesi fa e abbiamo creato un dossier di oltre ottomila pagine con schemi e disegni in circa sei settimane, ora speriamo di ottenere l’approvazione in sei mesi per costruire lo stadio in 26 mesi. Il tutto è completamente finanziato da privati, non stiamo chiedendo soldi né a Roma né all’Italia».