William Vainqueur, centrocampista della Roma, è arrivato nella capitale nelle ultime ore di calciomercato, proveniente dalla Dinamo Mosca. Il giocatore francese si racconta in un’intervista rilasciata al quotidiano belga Sport Foot Magazine. Ecco uno stralcio della sua intervista riportato proprio dal portale belga:
Ti ricordi il tuo primo giorno in Belgio?
Sono atterrato a Liegi, e pioveva molto. Ho poi visitato una piccola città e tra me e me mi son detto ‘sarà difficile’. Il giorno dopo lo stesso, prima di arrivare al centro di allenamento sono andato nelle fabbriche, dove sono rimasto colpito dalla decorazione. Sono rimasto sorpreso dal centro sportivo, era nuovo di zecca, una bella struttura. In ogni caso ero lì e quindi non potevo pensare a altro, visto soprattutto il calibro dei miei predecessori come Witsel e Fellaini, sapevo che sarebbe stato un club seguito in tutta Europa. Nel primo anno ho giocato anche in Europa League, nel secondo invece ho acquisito più forza, mentre nel terzo sarebbe dovuto essere quello della consacrazione per me.
La prima impressione sullo Standard Liegi era quindi fuorviante?
Sì, assolutamente. Liegi, per me, e soprattutto per mia moglie, è una città che amiamo. Ci sono persone che non hanno molto, ma allo stesso tempo sono generose. Di solito quando si passa in queste squadre si dice sempre che si è lì per farsi notare, ‘un trampolino di lancio’, ma in questo caso c’era molto di più, ora capisco perchè la gente è attaccata (affettivamente, ndr) a questa città.
Perdere il titolo dopo aver dominato per tutto il campionato non è stato facile da digerire…(stagione 2013-2014, dove vinse l’Anderlecht, ndr)
Sì, rimarrà comunque una cosa impressa. Questo è il più grande fallimento della nostra carriera, sprecato tutto quanto fatto durante la stagione. Siamo stati la squadra che ha giocato meglio, siamo stati tutti in forma, la squadra era cresciuta insieme per quasi due anni. Io ancora non capisco cosa sia successo, visto che avevamo tutto in mano. Ma nel complesso, è stata una grande stagione. Siamo stati un vero e proprio gruppo: con Polo (Mpoku), Geoffrey (Mujangi Bia), Daniel (Opare), Dino (Arslanagic), Laurent (Ciman) Michy (Batshuayi), è stata una grande squadra e vivevamo una grande atmosfera.
Sui rapporti con l’allenatore Guy Luzon (durò una sola stagione, prima del passaggio alla panchina del Charlton, ndr)
Contrariamente a quello che qualcuno diceva, la realtà è che aveva una visione del calcio diversa. Mi è sempre piaciuto quello che ci diceva.
Non era un po’ pazzo?
Questo è come quando si dice di un calciatore. Il nostro allenatore, Luciano Spalletti, se sei stella o no, se non fai quello che chiede, lui ti ucciderà (ride). Ma lui ama i suoi giocatori e li difenderà fino alla fine. Io non sono nessuno in questa squadra rispetto a tutti questi nomi, ma mette tutti sullo stesso piano. E tatticamente è il top.
Redazione AsRomaLive.it