Per ricordare la grande e storica figura di Dino Viola, sono intervenuti Franco Tancredi e Bruno Conti che hanno risposto ad alcune domande sul presidente giallorosso, scomparso venticinque anni fa:
TANCREDI:
25 anni di Dino Viola. Quante volte te l’hanno chiesto, perché vale la pena continuare a ricordarlo e parlarne, soprattutto in questo momento?
“Anzitutto per noi e quelli della mia generazione oggi è un giorno triste, pieno di commozione, è stato un uomo e un presidente straordinario, e per noi che lo vivemmo da vicino fu incredibile: per me fu come un padre, e sono stato fortunato a capitare nel momento giusto della sua gestione. Era un uomo avanti di 20-30 anni, parlava di stadio di proprietà, di città dello sport, senza dimenticare la capacità di fare bilanci e contratti. Avevamo con lui un rapporto incredibile e sano, d’altri tempi; e lui lo aveva con i tifosi e i giornalisti. Si poteva parlare anche se non si era d’accordo con il tecnico, era tutto confinato in una dimensione privata. Non ci sono state tante pagine come questa nella nostra storia, nella storia giallorossa. È stato l’orgoglio dei tifosi, il simbol del senso di appartenenza che cercava di difendere con le unghie e i denti sia i tifosi che i calciatori: era molto possessivo sotto questo punto di vista. Ti dava la voglia e la carica per dare il 100%”.
Dino Viola è quello che ha cambiato la storia della Roma?
“Dino Viola ha cambiato la nostra storia, basta pensare alla squadra che ha vinto nell’83 e che ha sfiorato il bis nel 1984. Costruita mattone su mattone, con Liedholm. Era uno che vedeva il settore giovanile come una vera risorsa, ci investiva davvero, e così il calcio cambiava ma lui era già avanti. Una gestione con solo lui la comando, certo, ma averne di persone così…”.
Immagini un paio di cose che Viola farebbe oggi se potesse essere qui?
“Lui era un grande mediatore e diplomatico, sicuramente cercherebbe di riportare la gente allo stadio. Io ho avuto questa fortuna, di giocare con il 12esimo uomo in campo. Lui si adopererebbe, si metterebbe seduto al tavolo, non so bene a fare cosa ma credo che, pur non conoscendo bene la cosa, qualcosa la farebbe perché lui aveva un rapporto molto forte con la tifoseria: la coccolava ma al tempo stesso era vigile. E lui comunque lo avrebbe previsto quello che oggi è accaduto: lui avrebbe lottato affinché il calcio fosse dei tifosi e della gente”.
Cosa disse Viola dopo quel Genoa-Roma che sancì il secondo scudetto della Roma?
“Appena fischiò l’arbitro io non mi ricordo nulla…lui invece già pensava all’anno dopo, era assurdo: non partecipava alla feste, ai momenti di gioia collettiva. Mai visto un Presidente così maniacale e pronto ad organizzare, l’ho sempre ammirato e per questo e per la sua fame di vittoria”.
Oggi sembra più difficile parlare e parlarsi tra tifosi, società e istituzioni. Cosa è successo in questi anni, a Roma in particolare?
“Ho attraversato questa fase, avendo il privilegio di vedere dall’interno queste cose. È cambiato tutto, il calcio, le società (la nostra compresa) hanno proprietà straniere, il business è il fulcro e questo è oggi richiesto dal mercato. Prima si andava avanti ad accordi con strette di mano, oggi neanche la carta vale e non lascia la sicurezza degli accordi presi. Ci sono le televisioni, gli accordi commerciali… sarà che siamo invecchiati, ma quello era un calcio sentimentale, e quando riemerge qualche ricordo del genere, qualche storia di sentimento fa piacere leggerlo sui giornali, tipo le storie di amore di quello che fu Agostino e quello che è oggi Totti, due grandi capitani”.
La Roma di oggi è in buone mani?
“Bisogna rivedere un p’ la situazione, sono stati fatti investimenti e programmi ma fino ad ora non hanno portato a nulla, speriamo cambi nel prossimo futuro”.
CONTI:
Chiediamo anche a te: 25 anni di Dino Viola. Quante volte te l’hanno chiesto, perché vale la pena continuare a ricordarlo e parlarne, soprattutto in questo momento?
“Perché fu il presidente che portò la Roma al secondo scudetto, colui che portò Liedholm, senza dimenticare l’arrivo in finale alle Coppa Campioni. Il discorso è legato ad un programma, ad una presenza importante, una presenza costante a Trigoria, un risolvi-problema, uno che non lasciva nulla al caso…è stato in grado di creare un gruppo di giocatori compatti, e questo è stato il merito più grande”.
Conti e Tancredi, ditevi ora qualcosa che non vi siete mai dette in 20 anni.
T: “Io ero agitato prima delle partite, invece invidiavo la calma che Bruno e altri mantenevano negli spogliatoi”.
C: “Non se poteva vedè il 128 color verde pisello!”.
Un solo aggettivo per Dino Viola?
T: “Un grandissimo Presidente e un padre”.
C: “Sottoscrivo Franco”.
Fonte: rete sport
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