Comincia lo Spalletti-Bis. Domani all’Olimpico contro il Verona Luciano Spalletti si accomoderà sulla panchina della Roma a distanza di 5 anni e mezzo dall’ultima volta.
BALDISSONI:
“Il cambio dell’allenatore certifica che qualcosa non è andato, ma è indicativo circa la volontà di trovare una soluzione. Abbiamo la convinzione di far meglio, perché i programmi della Roma non sono cambiati. Cerchiamo ogni giorno di migliorarci e mantenerci ad alti livelli. Permettetemi di ringraziare Garcia per la sincera passione con cui ha lavorato a Roma. Passione che indubitabilmente sarà anche del nuovo allenatore della Roma. Non sono io a dirvi chi è Luciano Spalletti o quanto di buono ha fatto lui a Roma. Tonino Cagnucci ha scritto un libro che si chiama “Le 100 partite che hanno fatto la storia della Roma”, e ben 7 avevano Spalletti in panchina. Con l’auspicio che quel numero possa crescere, dò il ben tornato a Luciano Spalletti”.
Dopo 3 giorni di lavoro, conferma le buone impressioni avute all’inizio?
“Buonasera a tutti, è un piacere ritrovarvi. Io sono tornato qua perché ho già allenato la Roma e so quanto è bello allenare questa squadra e questa città. Questo è il motivo. Naturalmente mi ci vorrà un po’ di tempo per essere al passo di quelle che sono state le cose nuove che sono state create qui a Trigoria. E’ per questo che ho deciso di dormire qui, così da impararle prima, per essere al livello. Sulla tua domanda posso dire che posso mettere qualcosa in più sopra. La buona impressione del primo allenamento si è confermata nel secondo e nel terzo. Credevo facessero confusione, invece no sono stati attentissimi. E’ il miglior messaggio che potevo ricevere dalla squadra. Quando c’è un cambio di allenatore qualcuno è dispiaciuto o disturbato per l’esonero di Garcia, inevece non è stato così. Anche a me dispiace per Garcia, perché ha fatto buone cose, ha lasciato dei record. In bocca al lupo Rudi”.
Sta lavorando più sulla testa o la tattica?
“Il nervoso e il temperamento sono più importanti per quello che possono dire alla testa. Nella preparazione di un calciatore c’è da includersi anche il suo momento di vita in generale, come la casa e la famiglia. Bisogna trovare la strada più breve e sicuramente non è rifare la preparazione che dura tre mesi. Cosa devo dire ai giocatori? Che se perdono partite per due mesi va bene così? Stiamo scherzando? I giocatori non alibi, abbiamo solo una strada: vincere subito. Le persone che mi hanno salutato all’aeroporto, se così non fosse, mi prenderebbero per le orecchie e mi farebbero fare il giro della città. Ho un vantaggio: la conosco già, ma me lo farebbero fare lo stesso”.
Momento più emozionante del suo ritorno?
“Il ritorno a Trigoria. Ci sono due team: quello che va in campo e quello delle persone dietro che sono aumentate di un numero esagerato, non conoscevo tutte queste persone che fanno tutto per permetterci di avere tutto a disposizione per il nostro lavoro. Incontrare nuovamente queste persone mi ha emozionato”.
Nella testa di Spalletti quanto ci vorrà per vedere la Roma che vuole?
“Si passa sempre per la squadra. Io spero sin da subito. Siamo in ritardo, le altre vanno fortissimo. Bisogna partire forte, sterzare e riappropriarci delle nostre qualità. Mi aspetto una reazione fortissima che faccia vedere qual è la stoffa e la qualità di questa squadra”.
Da quando è andato via la prima volta la Roma ha cambiato 7 allenatori in 6 anni e mezzo. I presupposti che l’hanno fatta dimettere sono ancora qui?
“Cioè, non ho capito bene, sono venuto qui per dimettermi? (ride, ndr). Io sono tornato perché allenare la Roma è bellissimo. Il resto è tutto cancellato. Per me è tutto nuovo. Sono venuto qui perché me l’hanno chiesto tre tifosi speciali a cui non potevo dire di no: i miei figli. Loro sono rimasti della Roma”.
Il mercato?
“Prima di tutto devo prendere conoscenza dei miei calciatori, di cui alcuni non conosco le qualità e se sono stati scelti dalla Roma e da Sabatini che è un grandissimo apprezzato da tutti, le qualità ce le hanno. Poi parleremo di quelle che sono le cose che possono essere aggiustate, perché si può migliorare in tutto. Mi hanno detto che c’è attrito con Sabatini, non è vero”.
Che regalo vuole fare a fine stagione a Garcia? Che ruolo avrà Totti?
“A Pallotta gli porto una magliettina della Curva, perché quella che aveva era un po’ stretta. Gliela voglio portare più grande perché sarà segno che la Roma è cresciuta. Quello che cerchiamo noi è lo stesso obiettivo che ha Pallotta. Su Francesco è facile. Gli ho dato di più di quello che avevo la prima volta qui a Roma. Ho cercato di non disturbare il suo talento. Per ora sono in sintonia con quella che è stata la mia scelta. Poi del contratto è un rapporto che riguarda lui e Pallotta. Io non c’entro. Con l’età che ha Totti non posso essere io ad andare ad influenzare niente”.
Il 4-2-3-1 è stato legato ad un certo tipo di interpreti o con nuovi giocatori si cambierà modulo?
“Quel contesto lì è stato creato perché avevo certi interpreti. Però poi andando fuori, la soluzione è aprire, assorbire, conoscere. Quando sono venuto fuori dal 4-2-3-1, quel modulo ha fatto cose grandiose, mi sono anche eccitato (ride, ndr) erano favolosi, e credevo di non doverlo cambiare mai. Poi ho visto, ho imparato, sono cresciuto e ora si fa anche qualche cosa di diverso. Ed è anche da provare velocemente. La squadra deve essere pronta ad assimilarla subito”.
Come ha fatto Pallotta a togliere gli ultimi dubbi in 24 ore?
“Non è dipeso da ciò che hanno messo sul piatto. Avevo voglia di allenare la Roma. Poi ho fatto delle richieste. La differenza la facciamo noi qui dentro. Lui da là è uno che ha un grande sentimento per la nostra squadra e la nostra città, lo so perché ho visto come gira dentro casa. Poi loro hanno capito che amore c’è in questa città in questa squadra. Francesco avrà trasferito ai suoi compagni di squadra la passione che ha vissuto in questa squadra”.
Lei ha trovato la squadra fisica e mentale pronta e preparata. Sul livello tattico come l’ha trovata? Castan come sta?
“Garcia ha fatto un buon lavoro, perché ho visto giocare delle partite e dei periodi splendidi. Lui ha un modo di lavorare, un credo calcistico. Io voglio cambiare qualcosa, ma l’obiettivo è sempre quello: farla diventare continua e farla riconoscere per il gioco, e che sia più brava dell’avversario che abbiamo davanti. Questi calciatori qui sanno adattarsi. Noi abbiamo un centrocampo fantastico. Il 90% dei palloni passa da lì. Strootman sta sempre meglio. Ho visto gli allenamenti di Leo Castan, so quello che gli è successo. Lu mi ha detto che sta bene e che farà una grande prestazione domani. Poi il medico, le altre cose, sono tutte notizie che fanno comodo, ma in questi 3 giorni si è allenato e ha fatto tutto quello che doveva fare”.
Chi è il playmaker della Roma? Rudiger è solo centrale o anche terzino destro?
“Ti riferisci al “Pizarro”? Ne abbiamo 4, perché De Rossi lo sa fare, anche Pjanic, Vainqueur e Strootman. Abbiamo diversi calciatori che possono prendere in mano il gioco della squadra. Anche Pizarro precedentemente era un trequartista, poi noi lo abbiamo tirato indietro. Abbiamo un centrocampo forte perché abbiamo giocatori che si possono scambiare. A turno Nainggolan e Pjanic possono abbassarsi con De Rossi che si alza, è importante saper fare più cose. Prendendo alla lettera la domanda c’è ancora un disegno da sviluppare. Faremo dei tentativi. Ancelotti (all. Bayern Monaco) mi ha chiesto 2-3 nostri centrocampisti, ma non posso dire chi. Su Rudiger: in nazionale gioca anche come terzo centrale, quindi sa spingersi fino alla fascia, poi non può essere il terzino offensivo, però se quello a sinistra spinge e lui a destra copre, si raggiunge l’intesa che vogliamo”.
Mancherà la Curva Sud. Che idea si è fatto?
“Mi dispiace moltissimo. Io sono in ritardo con le cose del campo, e non ho potuto mettere a fuoco questo problema. Ma ferisce il cuore vedere questo stadio con poche migliaia di persone dentro. Poi se ripensi al periodo di quando facevamo cose buone in Champions, con tutti i cartelli del coro del “Popopopopopo”, è una cosa desolante. Ora c’è da fare una grande risalita: se vedete chi ci sta davanti diventano difficili anche 6 punti. Ci vuole una grande squadra per fare le risalite, ci vuole una grande società, un allenatore che faccia meno errori possibili. Ci vuole una curva che ruggisce, che canta un inno prezioso come “Grazie Roma”. Se non ci saranno queste componenti, perderemo una sfida importantissima. Siccome loro mi hanno mandato messaggi di affetto in questi anni, loro ora mi devo sostenere perché noi abbiamo bisogno di loro per fare questa grande risalita. Per me domani la Sud è piena”.
Teme questo continuo confronto con lo “Spalletti 1”?
“Non ho proprio preso in considerazione i rischi di un paragone. Io sono sicuro di quello che ho allenato, che era una buona squadra. E ho visto questa nuova squadra, che è anche questa una buona squadra. Noi dobbiamo tornare a divertire, che si confronti che chiunque, come è stata l’altra squadra. Secondo me, per quello che ho visto, si può fare velocemente. Poi voglio parlare di Dzeko. Io ho giocato sempre con una punta che tagliava sul primo palo. Con solo Totti che andava solo sul primo palo. Adesso con Dzeko può andare anche sul secondo palo, che può prendere la palla di testa e buttarla dentro. Se io fossi arrivato alla Roma senza Dzeko e mi avessero chiesto “che attaccante vuoi?”, io avrei preso Dzeko”.
Oltre a Totti lei ritrova De Rossi e Lobont, Come ha trovato De Rossi e se ci ha parlato?
“Sì ci ho parlato. Daniele è fondamentale per il cambiamento della squadra, che ha più qualità. E’ probabilmente il giocatore, insieme ad altri, a cui puoi chiedere più cose. Lui ha dato disponibilità a fare tutto”.
Redazione AsRomaLive.it
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