(E. Menghi) Arrivò alla Roma nel 2005, al primo anno di Spalletti, che gli regalò l’esordio in campionato nel derby di ottobre dopo l’inizio in panchina a fare da riserva a Curci.
Alexander Doni se ne andò dalla capitale due anni dopo di lui, ma qui ha lasciato il cuore e quel senso di riconoscenza verso l’allenatore che lo lanciò non è affatto svanito: «Quando mi è arrivata la notizia del suo ritorno, ho esultato: ero contentissimo. Per la Roma, ma anche per lui. Perché Spalletti è un grande allenatore e credo che possa ancora dare molto a questa squadra. C’è molto lavoro da fare, ma con la nuova società può avere maggiore sostegno e penso possa essere l’uomo giusto per tornare a vincere». Anche lo scudetto: «Ci siamo andati vicinissimi una volta con lui in panchina, c’eravamo quasi riuscitià Penso che possa farcela».
Allora, nella stagione 2007-08 conclusa a -3 dall’Inter, Doni era il titolare fisso dei pali, prima di iniziare coi guai fisici, dai problemi al ginocchio ai più gravi al cuore che nel 2013 lo costrinsero al ritiro dal calcio. Ma un legame con la Roma l’ha tenuto, perché in Brasile ha costruito una scuola calcio con il marchio giallorosso, anche grazie all’aiuto di Bruno Conti che già ai tempi in cui era giocatore gli aveva dato una grossa mano: «Lui e Spalletti – ha raccontato il portiere – mi hanno preso e messo in campo, letteralmente. Avevano fiducia in me e questa è stata fondamentale per farmi fare il salto nella mia carriera, in cui ho avuto la possibilità di fare il portiere nella Roma e nella mia Nazionale. Spalletti per me rappresenta molto, ha sempre creduto in me e mi ha fatto giocare quando sono arrivato dal Brasile».
Adesso le partite della sua ex squadra le guarda, quando può, in tv e ora più di prima farà il tifo per questi colori mai dimenticati ed esportati nella sua terra, con la speranza di godere, a distanza, di una vittoria importante che avrebbe il sapore di rivincita, anche da ex.